Linda Licari: “Inevitabile una reale verifica politica”

redazione

Linda Licari: “Inevitabile una reale verifica politica”

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venerdì 08 Luglio 2016 - 18:05

La capogruppo di Cambiamo Marsala Linda Licari chiede una verifica politica interna alla maggioranza. Dopo le crepe emerse nella coalizione di Alberto Di Girolamo nelle ultime settimane, soprattutto durante il dibattito riguardante il Piano Rifiuti, la consigliera di centrosinistra ha inviato una nota agli organi di stampa in cui, prendendo spunto da quanto accaduto nell’ultima seduta a Sala delle Lapidi, esprime amarezza per la situazione determinatasi. Al contempo, ricostruisce alcuni passaggi di questo primo anno di amministrazione comunale.

Uno dei motivi che mi ha spinto a candidarmi a consigliere comunale di Marsala è stato quello di poter far leva anzitutto sull’onestà, sulla coerenza e sul senso di responsabilità ma anche sulla costanza, l’impegno, il coraggio e la voglia di fare bene. Ho sempre pensato che fossero sufficienti questi requisiti per raggiungere grandi obiettivi pur sapendo di affrontare tanti problemi e molte difficoltà, di ordine oggettivo e soggettivo. 

Mi sono resa però subito conto che purtroppo tutto è più complicato di quanto io credessi. In politica si vive in una continua campagna elettorale, dove in luogo di una sana e costruttiva competizione prevale la personalizzazione, l’invidia, la voglia di osteggiare ogni iniziativa creando ogni tipo di ostacolo, frustrazione, isolamento, a meno che non si è disposti ad ‘allinearsi’ alle decisioni prese altrove e contro i principi ai quali ti eri ispirato.

La situazione politica che si è venuta a determinare negli ultimi mesi nella nostra città non ci ha consentito di lavorare serenamente e con l’efficienza necessaria per risolvere i problemi più elementari. Persino lo stesso iter amministrativo ordinario ha subito delle battute d’arresto, a causa principalmente dell’ostracismo di parti consistenti della burocrazia la quale anziché agevolare l’attività e l’azione politica svolge un ruolo frenante, con le conseguenze negative che si hanno sui cittadini e l’intera comunità.

Ho sempre pensato che consiglio comunale e giunta dovessero lavorare, non dico in piena sintonia e armonia, ma almeno mirare allo stesso obiettivo che è quello di rendere vivibile la città, con l’ambizione di migliorarla guardando a un futuro più florido e con minore scetticismo. Le emergenze di questi mesi sono state innumerevoli, rese ancora più acute e drammatiche da continui scontri, da critiche e denunce il più delle volte pretestuose e spesso alimentate da personalismi esasperati o da ragioni non confessate. Ciò ha impedito alla città di crescere così come avrebbe meritato.

La seduta del consiglio comunale del 6 giugno scorso ne è stata la conferma. Non abbiamo trattato nessuno degli oltre quaranta punti all’ordine del giorno. È vero, ci sono state segnalazioni, comunicazioni, critiche tra gli stessi esponenti di una maggioranza che, alla luce di quello che è avvenuto, secondo me, non può più ritenersi tale.

E mi chiedo se un cittadino possa accettare passivamente, con tutte le emergenze e le urgenze incombenti, che si dedichi una seduta fiume del consiglio comunale per discutere di problemi che potrebbero ragionevolmente essere affrontati e risolti in una riunione di maggioranza, aperta anche all’opposizione qualora se ne presenti la necessità.

In un periodo in cui cresce il tasso di avversione e di rigetto nei confronti della politica, che allontana i cittadini onesti dalla partecipazione attiva, dalla buona politica, da quel dialogo senza barriere che pone i rappresentanti politici e i cittadini sullo stesso piano, ritengo che non possiamo permetterci di spendere, in questo modo, tempo e denaro pubblico destinato alla politica e non possiamo far finta di nulla e tornare a casa senza votare alcun atto deliberativo.

Una seduta costa circa cinquemila euro, tra gettoni di presenza, servizi dei vigili urbani e costi del personale del palazzo, denaro che invece sarebbe opportuno impiegare e investire per il sociale, per la cultura, per il decoro e per quanto viene tagliato ogni giorno alla città per i mancati trasferimenti di fondi dal governo centrale e dalla regione.

Non amo il populismo e la demagogia, ma credo nella politica senza privilegi, quella fatta da persone che destinano il loro tempo per il bene comune, tempo che non sia necessariamente remunerato da un gettone di presenza che, a causa dei problemi economici e finanziari esistenti, sarebbe davvero intollerabile e il buon senso e un minimo di ritegno mi dice di non poter accettare il gettone di presenza per quella seduta.

La voglia di spendersi per la propria città, che molti di noi ancora cercano di custodire nel proprio animo, non può esser mortificata da rancori politici, da gelosie personali e da pregiudizi, né da disegni e strategie elaborati altrove che hanno a cuore i propri interessi particolari, sacrificando quelli della cittadinanza e il bene comune.

La necessità che abbiamo oggi è quella di produrre nella maniera più evidente una azione politica capace di rimuovere gli ostacoli cui accennavo prima, rivendicando il nostro ruolo per il quale siamo stati eletti. Sederci attorno ai nostri tavoli di commissione e lavorare per assolvere le funzioni che ci spettano, di andare alle sedute in consiglio e dopo brevi efficaci confronti, discutere e votare i punti all’ordine del giorno. Abbiamo promesso Cambiamento e Trasparenza e questo è ciò che si attende la città. E questo spero riusciremo a fare.

Ritengo perciò inevitabile una reale verifica politica che permetta al sindaco e alla sua giunta, così come al presidente dell’assemblea e a tutti i consiglieri, di chiarire una volta per tutte la loro rispettiva posizione. Nei confronti dei cittadini che ci hanno dato la fiducia e consentito di occupare un ruolo pubblico così importante abbiamo l’obbligo e il dovere di dimostrare ogni giorno di aver meritato e di esercitare al meglio questo mandato.

Il mio auspicio, come credo quello della maggior parte dei miei colleghi, è di vedere i nostri cittadini riappropriarsi della fiducia e della stima per i propri rappresentati. Ma questo dipende esclusivamente da noi“.

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