La piccola Parigi, il piccolo 1912

Claudia Marchetti

Marsala

La piccola Parigi, il piccolo 1912

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mercoledì 21 Settembre 2016 - 07:30

Atti vandalici nei bagni dell’Atletica, tunnel che assomiglia di più ad una catacomba, pecora che brulica il campo e pali spezzati a metà. Storie di disagi, di periferie, di incuria, direte voi. No, in verità storie di sport. Di calcio. Questo è solo una parte di quanto succede al “Nino Lombardo Angotta”, lo Stadio Municipale dove, fino ai primi anni ’90, da centrocampo uno dei più forti difensori del nostro calcio e della Nazionale Francese, Patrice Evra, si rese protagonista di un goal da “cineteca”. Quello che resta oggi, di una squadra nata nel lontano 1912, sembra il nulla. Domenica scorsa, alla prima in casa, il Marsala Calcio, strappando un pareggio, è sceso in campo con una rosa di ragazzi applauditi da un centinaio di tifosi, magari famiglie, amici e fedelissimi… anche se forse neanche questi ultimi ci sono più. Il tifoso bianco-azzurro che era in Tribuna a far voci più degli Ultras in Curva, quello che l’abbonamento allo Stadio alla fine dell’estate era esibito come il diario di un novello studente, la domenica è sul divano a guardare le partite di A, con un orecchio ai risultati di quel Campionato di cui non ricordano neanche la serie. Il tifoso marsalese si è stancato.

Per questo nei giorni scorsi un nutrito gruppo, con una lettera alla stampa, ha voluto ricordare di come “… già a partire dagli anni 2000, il calcio a Marsala sia sempre stato gestito in maniera arruffona”, con gestioni approssimative. Oggi all’interno della società c’è molta confusione, a partire dalla proprietà, ma l’accusa non è solo per chi non ha saputo gestire la società negli anni, spesso finita nelle mani di cordate ingannevoli, ma anche delle amministrazioni comunali che si sono succedute e che non hanno preso a cuore la squadra, i colori, una storia. E ad oggi non si fa nulla per porre fine a quello scempio che accade ogni giorno al Municipale e all’interno del 1912. “Non c’è futuro”, affermano laconicamente i tifosi. No, di questo passo non ce n’è purtroppo. Ma dov’è l’imprenditoria locale, quella che ha portato la città di Marsala ad essere definita “la piccola Parigi”? Nessuno veramente legato alla propria comunità, alla propria terra. Una volta era il Trapani a dover “cambiare canale”, come recitava uno striscione allo Stadio. Adesso Trapani ancora una volta, dopo la Louis Vuitton Cup, prende il volo grazie alla sensibilità di chi investe e produce sul territorio. Perché ha una mentalità tale che lo porta, con lungimiranza, a capire che non sono investimenti a perdere. E poi chiamano i marsalesi “asineddri”, con tutto il dovuto rispetto ma… non dovrebbe prendersela nessuno.

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