“Maria di Trapani”, aggiornato al 27 marzo il processo a carico di una coppia accusata di maltrattamenti

Gaspare De Blasi

“Maria di Trapani”, aggiornato al 27 marzo il processo a carico di una coppia accusata di maltrattamenti

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venerdì 17 Febbraio 2017 - 12:11

E’ stata aggiornata al 27 marzo prossimo la nuova udienza del processo a carico di Alberto Lipari e Rosalba Platani. I due sono accusati di maltrattamenti ai danni di Maria Caruso, meglio nota agli ambienti social con il nome di Maria di Trapani. La donna lanciata nel panorama degli spettacoli locali dal programma di Alberto Lipari “Stranamuri Sicilianu”, ma in realtà, secondo la Procura marsalese e la parte civile, vittima di gravi maltrattamenti.

I due sono sono finiti sotto processo come si legge nel capo d’imputazione disposto a suo tempo dal giudice delle udienze preliminari, Annalisa Amato, “in concorso tra loro, dopo avere fatto acquistare a Maria di Trapani, una certa popolarità grazie a video dagli stessi girati e pubblicati su youtube, facebook, etc., dopo averla convinta a seguirli in giro per i locali della Sicilia, per fare serate di promozione di tali locali con la falsa promessa di guadagni e popolarità, approfittando anche delle sue condizioni di deficit cognitivo per un mese, la tenevano reclusa in una stanza presso un’abitazione di Marsala, dove la donna era costretta ad espletare i propri bisogni in una pentola, veniva mal nutrita e privata dei presidi igienici più elementari, fatta oggetto di dileggio e derisione, e quotidianamente percossa dai figli della Platano”.

I fatti si sarebbero verificati nell’agosto del 2013. Successivamente, tra il settembre 2013 e l’ottobre 2014, sarebbe stata ospitata in un’abitazione del villaggio Kartibubbo di Mazara del Vallo di proprietà della Platano, dove oltre a subire le medesime “vessazioni”, avrebbe anche svolto le pulizie di casa e altre incombenze. Poi la sera, “veniva agghindata e trascinata presso vari locali per le serate promozionali, per le quali non le veniva mai consegnato alcun tipo di compenso, che veniva sempre incassato dal Lipari e dalla Platano”. Maltrattamenti, scrive il gup Amato nel decreto con cui è stato disposto il rinvio a giudizio, che a Maria Caruso “rendevano di fatto intollerabile la normale vita quotidiana”. La povera donna fu rimandata a casa “una volta terminate le possibilità di guadagno rappresentate dalla sua persona”. In quel momento, fu di nuovo libera. Ora, nel processo, si è costituita parte civile. Ad assisterla sono gli avvocati Donatella Buscaino e Natalia Dispinseri. A difendere i due imputati è, invece, l’avvocato Elio De Felice.

“Dimostreremo la non sussistenza delle prove – ci ha detto il difensore –, per noi si tratta di accuse infondate. I miei assistiti non hanno ricavato alcuna somma. Spesso ad un riscontro mediatico non corrisponde un riscontro di tipo economico”. A proposito di riscontro mediatico in questi giorni gira sui social una petizione denominata “Giustizia per Maria di Trapani”. “Io sono convinto che i processi mediatici non servano all’accertamento della verità – ha continuato l’avvocato Elio De Felice –. I processi si fanno in tribunale ed è in quella sede che illustreremo la nostra posizione difensiva”.

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