Alcamo: il Consiglio approva il regolamento che disciplina la fornitura idrica con autobotti

redazione

Alcamo: il Consiglio approva il regolamento che disciplina la fornitura idrica con autobotti

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giovedì 08 Giugno 2017 - 19:39

È stata approvata all’unanimità dei presenti, dopo la mezzanotte di ieri, la delibera sull’approvvigionamento e trasporto d’acqua dal c.d. Bottino, da altri punti di attingimento collegati alla rete acquedottistica o da pozzi nella disponibilità del Comune di Alcamo. Così, l’Aula consiliare ha rimediato a 15 anni di irregolarità

Della presunta crisi idrica, che da più un ventennio attanaglia Alcamo, ce ne eravamo occupati lo scorso agosto, quando alla vigilia delle festività del mese più caldo dell’anno era scoppiato il caso dei c.d. pozzi privati, oggi sotto la lente della magistratura trapanese. Infatti, il non rinnovo della richiesta delle licenze al Genio Civile, da parte del Comune, aveva scatenato le preoccupazioni della popolazione alcamese, specialmente, quella sprovvista di rete idrica, che essendo solita nel ricorrere all’approvvigionamento d’acqua tramite chiamata di autobotti, considerava la chiusura dei pozzi privati come un vero e proprio oltraggio. Forse, perché ancora nessuno aveva spiegato ai cittadini che la crisi che aveva colpito il territorio alcamese non riguardava semplicemente l’attingimento dell’acqua, ma era legata ad una torbida assenza di legalità che durava da 14 anni e, precisamente, dal 2002, anno dell’oramai famosa ordinanza firmata dall’ex sindaco Giacomo Scala che consentiva, appunto, l’approvvigionamento idrico per irrigazione o incendi dai pozzi privati e per mezzo di autobotti. Nessun provvedimento da allora è stato emesso per regolare tale servizio, lasciando in mano ai proprietari dei suddetti pozzi l’autogestione dello stesso. Presumibilmente, il mercato cresciuto a attorno a tale approvvigionamento si fondava sull’impiego di tale acqua non potabile per altri usi. Nessuno, pare, si è mai preoccupato di effettuare dei controlli in merito. Si scoprirà solo nel 2016, anno di ascesa al governo della città dei pentastellati, che persino le chiavi di accesso ai cosiddetti pozzi non erano mai state nella disponibilità del Comune o, comunque, da questo utilizzate. A questa bizzarra gestione del servizio vi ha messo fine, nella nottata di ieri, il Consiglio Comunale, durante il quale è stato chiarito un punto: dal 2000 nessuna amministrazione si è mai posta il problema di regolamentare il settore, lasciando che prosperassero attorno a questo i sintomi dell’illegalità, come le inchieste giudiziarie in corso sembrano indicare. Chi ha senza mezzi termini denunciato le anomalie di quello che sembrerebbe prefigurarsi come un sistema malato è la consigliera pentastellata, nonché presidente della IV commissione competente in materia, Rosalba Puma. “Oggi sono veramente felice perché finalmente qualcuno ha dato delle risposte a quei quesiti che mi sono posta in questi mesi. Uno fra tutti è: perché non si è regolamentato prima?”, ha affermato nel suo intervento l’esponente grillina. Oltre a fornire una dettagliata e puntuale relazione sul lavoro svolto dalla commissione da lei presieduta, la quale si è prodigata sin da settembre 2016 a stilare una bozza di regolamento sul tema, l’esponente dei 5 stelle si è soffermata sul concetto di acqua destinata al consumo umano e non. Infatti, nonostante la stessa abbia ribadito in un precedente Consiglio comunale che con l’acqua dei pozzi privati non ci si può sostanzialmente fare la doccia, tale argomento non è ancora chiaro a quei cittadini che continuano a chiederle perché l’Amministrazione non riapre i pozzi (cosa tra l’altro non di sua competenza ma del Genio Civile). E con il regolamento adottato dall’Aula Falcone-Borsellino si è, dunque, ribadito, nero su bianco, che l’acqua immessa nella rete idrica della città, quella prelevata dal c.d. Bottino o da altri punti di attingimento collegati alla rete acquedottistica, è quella destinata al consumo umano. Il provvedimento che, inoltre, va a integrare un regolamento comunale del 2009 di distribuzione di acqua, prevede il trasporto per mezzo autobotti comunali per gli edifici pubblici e le scuole di competenza comunale, mentre la fornitura di acqua alle utenze private “attraverso cisterne mobili e/o autobotti private, munite di autorizzazione sanitaria, nella disponibilità di operatori economici iscritti in un elenco comunale aperto e titolari di autorizzazioni rilasciate dal Comune”, si legge nel testo. In più, il provvedimento deliberato ieri disciplina per la prima volta la distribuzione dell’acqua non destinata al consumo umano proveniente da pozzi di cui il Comune ha la disponibilità. I pozzi per i quali il Comune potrà richiedere licenza di attingimento verranno individuati con procedura ad evidenza pubblica. Le cisterne mobili e/o autobotti private dovranno essere omologate e l’automezzo dovrà essere in regola con gli adempimenti previsti dalla legge. Dopo avere sottolineato che la collaborazione degli uffici nel redigere il regolamento predisposto dalla IV commissione sia avvenuta in maniera discontinua, la consigliera dei 5 stelle Puma ha dato lettura di quanto affermato dagli stessi nella relazione dell’AIR (analisi d’impatto della regolazione) in merito all’opzione del non intervento in materia “Cosa succederebbe se non si regolamentasse e si lasciasse tutto al caso, all’autogestione dei cittadini? Si ritiene che l’opzione zero non sia percorribile. La stessa, infatti, rivelerebbe l’intenzione del Comune di non volere intervenire in un segmento del servizio idrico.” Poi, l’esponente pentastellato ha continuato “Quindi, io cosa comincio a pensare? Che in passato, se non si è intervenuto con una regolamentazione, si è rivelata l’intenzione del Comune di non volere intervenire in quella particolare parentesi del servizio idrico. Ma questo come consiglieri della IV commissione ce lo eravamo chiesti e ci eravamo dati delle risposte. Altro è la risposta nostra, altro è la risposta dell’ufficio.” In seguito, la consigliera Puma ha aggiunto “La regolamentazione di questo segmento, ribadisco, non doveva avvenire da parte dei consiglieri 5 stelle tanto nuovi, tanto spratici alla politica. Un dipendente comunale ha avuto il coraggio di dirmi «Vero non avete mai fatto politica, però avete un pregio: leggete le carte, le sapete leggere, e quando le leggete non le nascondete. Quindi, quando scoprite le cose non le nascondete». La consigliera pentastellata ha inoltre criticato il fatto che siano trascorsi otto anni dal precedente regolamento che, ricordiamo, non si è occupato di disciplinare né l’approvvigionamento d’acqua dai cosiddetti pozzi privati né il prelievo tramite autobotte al Bottino. Non se lo era mai chiesto l’ufficio per l’esponente grillina “Ora guardiamo al presente. Poi vengo accusata sempre di guardare sempre al passato. Il passato per molti è scomodo da sviscerare, da riportare alla mente. Il passato è molto irritante, allora guardiamo al presente”. Dopo, l’esponente pentastellato ha dichiarato “Sentire in questo Comune la parola evidenza pubblica è emozionante”, riferendosi alla procedura per l’individuazione dei pozzi per i quali il Comune richiederà licenza di attingimento. Infine, ha affermato “Questo regolamento, come tanti altri che il Movimento 5 stelle o, comunque, questa amministrazione ha portato in questo Consiglio Comunale, non fa altro che riempire uno dei tasselli del progetto di legalità che ci siamo presi la responsabilità di portare avanti”.

Il consigliere Saverio Messana dell’UDC così si è espresso sul passato tirato in ballo dalla collega 5 stelle “Io prego la consigliera Puma, come tutti quelli dei 5 stelle, di parlare meno del passato. Parliamo del presente e del futuro per carità. A me non interessa più il passato, mi interessa che sono qua per dare il mio contributo a questa città. Assolutamente sì. E voglio spendermi 24 ore su 24. Noi abbiamo il dovere di pensare che acqua ne abbiamo poco e abbiamo il dovere di sapere come fare. Indebitarsi di qualche milioncino di euro non c’è problema, perché le persone risolvono un problema centenario. Dobbiamo pensare a questo colleghi”. Inoltre, ha aggiunto l’esponente dei democratici cristiani “La Cannizzaro ancora non parte. Qua si parla di acqua. I lavori affidati a settembre. Sette mesi per fare che cosa? Il direttore dei lavori. Non è possibile, perché la Cannizzaro è una fonte importante. Noi abbiamo 2 milioni e mezzo di euro messi dentro i cassetti per andare a spenderli e non lo possiamo fare”. Su quest’ultimo punto sollevato dal consigliere Messana, l’ingegnere Anna Parrino ha chiarito che lunedì si riunirà in una seduta conclusiva la commissione per designare il professionista. Inoltre, la dirigente ha relazionato sull’evasione del tributo sull’acqua, il cui dato rimane incerto. Gli uffici non hanno elementi chiari in merito. Si parla comunque di cifre molto alte che oscillano dal 30% al 50%. Incerta è anche la spesa destinata dal bilancio comunale, nei diversi anni, a tale scopo: si passa dai 2 milioni e 200mila euro, ai 2 milioni e 500mila euro e ai 3 milioni di euro. Questi i dati riferiti ai consiglieri che hanno chiesto delucidazioni in questi mesi.

Ciò che è stato rilevato, durante il Consiglio comunale, è che il problema dell’acqua ad Alcamo non potrà essere mai risolto, come ha illustrato il consigliere Vittorio Ferro (M5S), se non si mette mano alla rete idrica della città, un vero e proprio colabrodo da oltre 50 anni e senza interventi adeguati in merito. Infatti, nonostante si potrebbe chiedere una maggiore portata d’acqua anche a Sicilia Acque, le perdite della rete idrica resterebbero troppo elevate. Qualcosa, forse, l’avrebbe potuto fare l’ex presidente della provincia Mimmo Turano a capo dell’ATO TP 1 fino al 2012, prima della sua ultima esperienza all’ARS, che doveva occuparsi proprio della gestione del sistema idrico integrato del territorio trapanese, il cui esito fu negativo. Inoltre, va rimembrata la recentissima sentenza della Corte costituzionale la quale ha affermato il principio dell’unicità di gestione negli ATI, sostanzialmente a livello provinciale. Quindi, detta materia dovrà essere prossimamente rivista dai comuni così organizzati. La decisione della Corte che ha dichiarato illegittima la vigente legge regionale riguarda, inoltre, la tariffazione in Sicilia che dovrà essere in linea con quella nazionale.

E tra le modifiche (14 emendamenti in tutto) al testo portato in Aula dall’ufficio competente, presentate dalla IV commissione, va segnalata proprio la tariffa più bassa per chi si rifornisce al c.d. Bottino, nelle more del conguaglio annuale, oltre all’importante emendamento con cui è stata mutata la parte del comma 2 dell’articolo 1, che limitava al quantitativo minimo vitale il prelievo dell’acqua per gli utenti con gli immobili non in regola. Il testo è rimasto lo stesso per quanto concerne i morosi sul tributo sull’acqua.

Un passaggio interessante in merito alle tariffe idriche attuali è stato, quello del segretario comunale Vito Bonanno, il quale ha ricordato che Alcamo è inserita in una black list dell’autorità Nazionale sull’Acqua. Le tariffe non corrisponderebbero non solo dal punto di vista quantitativo, ma dal punto di vista del modo in cui sono state formate ai criteri di legge che vigono in Italia. Si potrebbe quindi prefigurarsi anche un danno erariale, il quale andrà accertato dalla magistratura contabile. Come ha ripetuto già più di una volta in Aula Falcone – Borsellino, Francesco Dara, esponente di Noi Per Alcamo, rivolgendosi all’Amministrazione, il Consiglio Comunale viaggia ad una velocità maggiore rispetto agli uffici. Pare, però, che anche questi stiano cominciando a darsi una mossa. Infatti, è notizia di questi giorni la pubblicazione di un avviso pubblico da parte del settore tecnico ambientale per le posizioni organizzative, a quanto sembra mai realizzato prima. Tale risvolto, oltre ad allinearsi con quanto prevede la legge, potrebbe portare ad una soluzione per far fronte ai casi di assenza di dipendenti, di certo motivati, presso il cosiddetto Bottino, evidenziati dalla consigliera Puma in Aula, ma che comunque creano dei disagi ai cittadini quando non prontamente sostituiti con altro personale.

Linda Ferrara

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