Oltre mille visitatori per “Ricami senza tempo III – E se a Marsala fosse sbarcata anche Anita…”

redazione

Oltre mille visitatori per “Ricami senza tempo III – E se a Marsala fosse sbarcata anche Anita…”

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lunedì 14 Maggio 2018 - 10:33

La figura di una donna eccezionale, dalla vita troppo breve eppure estremamente significativa nel segno dell’emancipazione e della sconfitta degli stereotipi, Anita Garibaldi è stata declinata con il linguaggio delle arti (tutt’altro che minori) prima di tutto del ricamo, ma anche della ceramica, della gioielleria di nicchia, della sartoria ludica, della pittura e della cucina d’eccellenza. È stato tutto questo e molto altro “Ricami senza tempo III: E se a Marsala fosse sbarcata anche Anita…”, manifestazione organizzata dall’associazione “Riscopriamo il Ricamo” presieduta da Francesca Genna, e inscritta all’interno del cartellone delle Manifestazioni garibaldine del Comune di Marsala che ha registrato oltre mille visitatori, tra turisti e non. “Al di là della verità storica e della giustezza, più o meno condivisa, della Spedizione dei Mille – ha detto Chiara Putaggio, che ha moderato il convegno d’apertura – abbiamo voluto puntare l’accento sulla modernità di una donna che già all’inizio dell’800 scardinava le convenzioni sociali”. Ad aprire la manifestazione è stata Anita “in carne ed ossa”.

Tutti sanno che la moglie di Garibaldi, non è mai arrivata a Marsala, essendo morta nel 1849, stroncata dalla malaria a soli 28 anni, eppure nel 2018 si è magicamente materializzata. A darle nuova vita è stata la giovanissima Giorgia Giacalone, ragazza marsalese eccezionalmente somigliante ad Anita Garibaldi che ha interpretato il monologo “Io ho Scelto”, manifesto di una donna estremamente moderna e vera, ed occasione per dire no alla violenza di genere. La sosia di Anita (vestiti realizzati da Toniella Farracane, componente dell’associazione Riscopriamo il ricamo), incedendo solennemente tra il folto pubblico del Monumento ai Mille sulle note di “Anita”, canzone tratta dal CD “Beddru Garibardi” di Mario Incudine, ha chiuso il suo discorso così: “L’Italia è stata fatta lo stesso, ma da uomini. Se la morte non fosse venuta, le donne con me avrebbero deciso di esserci. D’altronde l’Italia femmina è”. Dunque una storia immaginaria è stata l’espediente per parlare di sviluppi possibili, di emancipazione femminile, ma anche per credere nel valore della cultura e delle arti, a partire dal ricamo, come strumenti per costruire futuro affinché da Marsala e magari dalle donne l’Italia possa ripartire. L’evento – iniziato il 9 e concluso il 13 maggio – ha cercato di immaginare come sarebbe andata la storia se anche Anita avesse preso parte alla Spedizione. L’ipotesi è che con l’Eroina dei due Mondi a fare l’Italia sarebbero stati parimenti uomini e donne. “D’altronde altre due donne marsalesi si unirono alle giubbe rosse – ha rivelato la studiosa Francesca La Grutta nel corso del convegno – : Marianna Giacalone, figlia di ignoti, sposata con un altro orfano, anche lui al seguito del Generale Garibaldi; e Lorenza Di Paola, partita col padre e i due fratelli, fingendosi uomo”.

Una modernità, quella di Anita, che veniva palesata anche dal suo abbigliamento “indossava i pantaloni – ha detto Vinziana Rizzo, curatrice di stile – e il poncio, utile per ripararsi dal freddo mantenendo libere le braccia in caso dovesse combattere o prendersi cura dei figli”. L’effige di Anita è stata reinterpretata e si è trasformata in ciondolo prezioso: la “Mi Cocca Anita” realizzata con Antiche “Fuseruole Deruta” a cura del laboratorio artistico di Annalisa Piccioni; ha ispirato i piatti delle Ceramiche De Pasquale, le pigotte – bambole di pezza – di Giovanna Gambina; le creazioni in pasta di sale di Anna Vinci, gli artisti che hanno partecipato all’estemporanea di pittura AnitArte coordinata dal maestro Enzo Campisi; e anche due giovani campioni dell’istituto alberghiero “Abele Damiani” di Marsala presieduto da Domenico Pocorobba che, innanzi al pubblico, diretti dallo chef Paolo Austero, hanno realizzato un cocktail capace di mimare l’anima di Anita: un drink a base di vino Marsala e Rum con succo d’arancia – ad opera di Chiara Di Dia, campionessa Desco Sicano – e una pietanza dall’aspetto di un’elegante opera d’arte costituita da pesce spada e spuma di macco di fave (cibi preferiti dal Generale Garibaldi) con verdure brillanti allestita dal campione nazionale Angelo Milone.

Tra gli ospiti illustri anche il maestro ricamatore Sisto Russo, autore dei ricami in oro e argento e coralli di numerosi paramenti sacri, alcuni dei quali sono stati esposti prima al Monumento ai Mille e poi nella mostra allestita al pian terreno del Palazzo VII Aprile, che è stata dedicata ai ricami della tradizione siciliana, con rari manufatti ottocenteschi. L’evento ha contato sul sostegno morale di una delle pronipoti dell’eroe dei due mondi, anche lei si chiama Anita Garibaldi, è una giornalista e vive a Roma: “Vi ringrazio per avere voluto ricordare la mia bisnonna – ha scritto in una mail inviata agli organizzatori – alla quale si pensa raramente, malgrado il suo eroismo ed il suo amore per Garibaldi, uomo non facile da seguire e per la causa della libertà dei popoli.  La sua dedizione a questi ideali le costarono giovanissima la vita, lasciando i figli, incluso mio nonno bambino alla cura degli amici nizzardi”. Ovviamente il collante della manifestazione è stata l’arte del ricamo. “Per la prima volta abbiamo realizzato dei gadget su Garibaldi e Anita – ha spiegato Francesca Genna –: foulard, ma anche tovagliette e grembiuli. Questa è stata solo un’esposizione e i tempi del ricamo a mano non vanno d’accordo con quelli del mercato, ma ci si può lavorare.”.

“Già nel passato le donne siciliane, ricamando in casa, sostenevano le proprie famiglie – ha aggiunto la consigliera Linda Licari – e crediamo che, rivedendo la formula, si potrebbe riprendere una tradizione fruttuosa e adattarla ai tempi. Contiamo che da qui potrebbe partire un’idea imprenditoriale. Insomma la storia può diventare strumento per rilanciare l’economia. Per ora è solo un sogno, ma potrebbe diventare un progetto”. Una cosa è certa: i ricami non hanno perso il loro fascino – sia quelli antichi tirati fuori dai bauli delle trisavole, che le creazioni innovative, come ventagli gioiello – e a decretarlo sono stati i numeri dei tantissimi visitatori.

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