BaluArte chiude con Marco Massa e il jazz virtuoso di un ensemble inedito

Claudia Marchetti

BaluArte chiude con Marco Massa e il jazz virtuoso di un ensemble inedito

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lunedì 15 Maggio 2017 - 17:53

La rassegna BaluArte chiude la stagione 2016/2017 con “orgoglio e soddisfazione”, come ha detto il Presidente del Baluardo Velasco Claudio Forti, nonostante le difficoltà di emergere in un contesto culturale costellato da diverse problematiche. A salutare il pubblico del Velasco, il cantautore milanese Marco Massa accompagnato da un raffinato chitarrista come Greg Lamy, arrivato da Parigi per farci ascoltare il suono morbido della sua 6 corde. Ma ad iniziare il concerto è stato il trio siciliano formato dal nervoso clarinetto di Giovanni Mattaliano, dai delicati tocchi del contrabbasso di Massimiliano Patti e dai virtuosismi alla batteria di Giuseppe Urso.

Marco Massa in concerto - Foto di Giuliana Torre

          Marco Massa in concerto – Foto di Giuliana Torre

Tra jazz, be bop, sonorità world, i musicisti hanno creato un vero e proprio dialogo in cui poi è entrato in scena Massa. Visibilmente emozionato, segno dell’attaccamento alla musica d’autore da un canto e dall’altro dell’umile consapevolezza di suonare con grandi musicisti della scena siciliana, sale sul palco per interpretare “Sono cose delicate”, l’ultimo disco che lo ha portato in giro per l’Italia. Sound variegato, contaminato, vestito di jazz, quell’aurea un po’ Pino Daniele, che omaggerà nel finale con “Lazzari felici”, Marco Massa “assapora il camminare”, si perde in girotondi, in ballate danzanti, con testi serrati, dal piglio deciso ma mai urlati. E “ci scappa da ridere” dice Massa ed è vero perché con l’ensemble si diverte e fa divertire il pubblico.

Marco Massa in concerto - foto di Giuliana Torre

Marco Massa in concerto – foto di Giuliana Torre

“A modo tuo” è un brano scritto per i giovani come suo figlio, “forti con la paura di esprimersi” e il “jazz arriva, a volte arriva il jazz” quando ti approcci al compositore Virgilio Savona grazie a papà e a Chet Baker per “colpa” di Renato Sellani. Poi Massa racconta ancora di un uomo separato ma col desiderio di innamorarsi, sempre “col fiato corto” per rincorrere i musicisti, chiudendo con un brano più folk colmo di fraseggi, vocalizzi e dialoghi surreali con Mattaliano… giochi di sguardi, di suoni che salutano rivisitando il Tenco di “Un giorno dopo l’altro” con una versione molto allegra che è l’opposto di quello che cantava e rappresentava Luigi. Poi “furono baci, furono sorrisi”… e bicchieri di vino…

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