Bando ai botti

Vincenzo Figlioli

Marsala

Bando ai botti

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venerdì 23 Dicembre 2016 - 07:45

Lo scorso anno numerose amministrazioni della provincia adottarono un’ordinanza sindacale contro i “botti” di Capodanno. Una scelta che mise d’accordo le giunte di Marsala, Trapani, Partanna, Paceco, Favignana, Erice, Campobello di Mazara e trovò l’approvazione di molti cittadini.

L’unico neo di quella decisione, fu la tempistica: vietare i “botti” di Capodanno il 29 o il 30 dicembre quando tutti gli amanti del genere avevano già la casa piena di petardi in vista della notte di San Silvestro è un po’ come immaginare di placare con le braccia un’onda che sta per infrangersi sulla battigia. Non abbiamo avuto modo di sapere quante contravvenzioni abbiano fatto i vigili urbani ai trasgressori dell’ordinanza, ma ricordiamo con certezza di avere sentito esplodere parecchi “botti” sia prima che dopo la mezzanotte dell’ultimo giorno del 2015. Magari il fenomeno sarà stato meno intenso nelle piazze principali dei centri storici, ma sul resto del territorio l’effetto delle suddette ordinanze è stato poco significativo. Logica vorrebbe, dunque, che quest’anno si confermasse quel provvedimento e che magari (come sta avvenendo in molte città del Centronord) ci si organizzasse con qualche giorno di anticipo, in modo da avere risultati più incisivi.

Ricordiamo infatti che, al di là dell’affezione che molti nutrono nei confronti di questa tradizione, ci sono diverse buone ragioni per auspicarne il superamento. Anzitutto la sicurezza: lo scorso anno furono 190 i feriti a causa dei “botti” in tutta Italia, l’anno precedente 251 e due anni fa 361. In qualche circostanza i tg di Capodanno si sono ritrovati anche a raccontare di incidenti mortali (gli ultimi due a Benevento e Caserta nel 2013) o di ragazzini ricoverati in ospedale con mani o dita amputate. Poi c’è la questione degli animali, il cui apparato acustico soffre molto più di quello umano il rumore dovuto allo sparo di petardi e mortaretti: numerosi sono, infatti, i cani che ogni anno vengono traumatizzati o colpiti da attacchi di panico a causa dell’esplosione dei “botti” di Capodanno. C’è poi la questione del commercio illegale: al di là degli articoli che vengono venduti nel rispetto delle normative, spesso gli amanti degli spari di fine anno si rivolgono a chi vende clandestinamente prodotti fuori legge, finendo per finanziare attività in “nero” o, addirittura, malavitose.

Le argomentazioni qui elencate, naturalmente, nulla tolgono al sacrosanto diritto alla leggerezza, alla goliardia e al divertimento che spetta ad ognuno di noi. La nostra idea di città non corrisponde a quella di un salotto classico, perfettamente ordinato, in cui tutti parlano a voce bassa e sono vestiti allo stesso modo. Ma la creatività applicata al Capodanno può avere forme e contenuti diversi rispetto a quelli che ogni anno si materializzano con il rito dei “botti”. Basta solo cominciare a sperimentarle, senza impigrirsi nei soliti déjà vu.

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