Beni culturali a Marsala: i chiarimenti del Museo Lilibeo in risposta ai nostri articoli

redazione

Beni culturali a Marsala: i chiarimenti del Museo Lilibeo in risposta ai nostri articoli

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venerdì 11 Maggio 2018 - 06:55

Nei giorni scorsi abbiamo dedicato due articoli (“Lo spreco archeologico” e “Raid vandalici e rifiuti: cresce il degrado al Complesso di Santa Maria della Grotta”) ai beni archeologici marsalesi. Lo abbiamo fatto dopo avere constatato con i nostri occhi la situazione in cui oggi si trovano due tra le aree di maggior pregio della città – il Parco archeologico e Santa Maria della Grotta – e con l’intenzione di ridare slancio a una più ampia discussione sulla fruizione e sulla valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale. I nostri articoli hanno suscitato l’interesse di molti nostri lettori e anche della Direzione del Museo Lilibeo, che ha inviato una lunga lettera a firma della dirigente Anna Maria Parrinello, di seguito integralmente pubblicata.

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Egregio Direttore,

prendo spunto dalla vostra appassionata descrizione di questo meraviglioso “polmone verde della città” che coniuga natura e archeologia a due passi dal centro storico di Marsala, per tentare di spiegare le difficoltà di gestione dei siti archeologici, dovuta – come è tristemente noto – anzitutto alla carenza di risorse finanziarie, disponibili in tempo utile, per assicurare il decoro, la migliore fruizione e conservazione dell’importante Patrimonio a noi affidato. A seguito dell’ultima riorganizzazione del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e Ambientali, dal luglio 2016 il Museo Lilibeo di Marsala, non è più autonomo, ma fa parte, insieme al Museo Pepoli e ad altri 14 siti, tra cui il Museo del Satiro di Mazara del Vallo, del Polo Regionale di Trapani e Marsala per i Siti culturali – Parco archeologico di Lilibeo- Museo A. Pepoli, diretto dall’arch. Luigi Biondo. Il Museo, che ospita le più importanti testimonianze archeologiche di Lilibeo, dalle origini alla trasformazione nella città medioevale di Marsala, è stato completamente rinnovato, come si ricorda nel vostro articolo, grazie ad un progetto, inaugurato il 14 marzo 2017, che ha riguardato, oltre all’ammodernamento degli impianti, tutta l’esposizione, organizzata secondo nuovi criteri museografici, e riceve ogni giorno apprezzamenti da parte di visitatori ed esperti, oltre che per l’importanza dei reperti, per la chiarezza espositiva che lo rende particolarmente comprensibile. Il Museo si trova all’interno di una vasta area archeologica che costituisce il nucleo fondamentale del Parco archeologico di Lilibeo, strettamente connesso con la città moderna tanto da costituire un Parco urbano. La suddetta area è stata oggetto di un “Progetto di valorizzazione” avviato nel 2007 e concluso nel 2012 che ha consentito la fruizione dell’area, gestita dal 2010 non più dalla Soprintendenza di Trapani ma dal Servizio Parco Archeologico e Ambientale delle Isole dello Stagnone e delle Aree archeologiche di Marsala e dei Comuni limitrofi. Il progetto di riqualificazione ha inoltre contribuito all’inserimento del Parco archeologico di Lilibeo nel sistema regionale dei parchi archeologici (L.R. 20/2000), la sua perimetrazione (D.A. n. 1501/2015), anche se a tutt’oggi l’iter di istituzione non è stato perfezionato. Ne consegue che il parco lilibetano non ha gestione autonoma come altri siti quali Selinunte e Agrigento, che possono disporre direttamente degli introiti derivanti dai biglietti d’ingresso. Nell’ambito dello stesso progetto di valorizzazione sono stati realizzati dei pannelli illustrativi, indispensabili per una più facile comprensione dei monumenti, resi illeggibili dopo qualche tempo dagli agenti atmosferici. Recentemente, grazie ad un finanziamento del Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali, è stato possibile ripristinarli, migliorando notevolmente la fruizione del Parco. Negli anni successivi al completamento del progetto, il Museo Lilibeo ha continuato l’attività di ricerca e valorizzazione dell’area archeologica, pur non potendo disporre di alcun finanziamento per manutenzioni ordinarie o straordinarie, sia per le strutture del Parco e delle sue aree archeologiche urbane, sia per la cura e gestione della vegetazione spontanea. Tuttavia, si è riusciti a mantenere saltuariamente un minimo di decoro grazie alla collaborazione dell’Azienda delle Foreste e del Comune di Marsala, il quale ha continuato a fornire il supporto necessario per la cura del verde, sebbene già dal giugno del 2015 non percepisca più il 30 % degli introiti derivanti dai biglietti d’ingresso (L.R. 10/1999, Art. 7). In particolare, la scorsa estate quasi tutti le aree di scavo risultavano completamente sgombre da vegetazione per interventi di pulizia effettuati dal Comune di Marsala con il contributo del Consorzio Solidalia (Centro SPRAR) con l’impiego di migranti. La collaborazione del Comune di Marsala, oltre a migliorare la fruizione, ha reso possibile la realizzazione di rilievi topografici e voli fotogrammetrici con drone, nell’ambito delle prime campagne di ricerca condotte dalle Università di Palermo e Amburgo per la realizzazione di una Carta archeologica di Lilibeo, come dimostrano le ortofoto delle aree delle Insulae e della Plateia Aelia (c.d. Decumano) fin qui prodotte.

Si può affermare che il Parco non era stato mai così pulito dal 2012, e così si è mantenuto fino a questo inverno. Ma in primavera – si sa – la vegetazione subisce un rapido sviluppo ed occorrono nuovi interventi. Quest’anno sono state avviate per tempo le richieste necessarie per la gestione del verde dirette sia al Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali e sia al Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale-Servizio per il Territorio di Trapani, ma siamo ancora in attesa di riscontro a causa dei tempi lunghi di approvazione del bilancio. Attualmente sono in corso sporadici interventi di pulizia da parte del Comune di Marsala, grazie alla sensibilità del Sindaco Alberto Di Girolamo, consapevole della valenza culturale del sito per la Città. Ma purtroppo tali interventi, in questa fase primaverile, si dimostrano non sufficienti a garantire il necessario decoro. Inoltre, al momento non è neppure possibile contare sulla collaborazione del Consorzio Solidalia. Condividiamo perciò le osservazioni riportate nel vostro articolo riguardo alle necessità di intervento per consentire una migliore fruizione dei monumenti ma, considerate al momento le assenze di risorse finanziarie, piuttosto che chiudere l’area ai visitatori, in attesa di urgenti possibili interventi, si è scelto di non privarli dal poter apprezzare le bellezze paesaggistiche e una parte dei monumenti liberati dalla vegetazione infestante, come l’area archeologica adiacente la Chiesa di San Giovanni al Boeo e i magnifici mosaici dell’Insula I. Per quanto riguarda l’informazione da voi riportata nello stesso articolo “una lastra di eternit in bella vista al Decumano”, è necessario precisare che non si tratta di eternit bensì di una copertura in policarbonato collocata a protezione delle due tombe bizantine rinvenute nella Plateia Aelia (c.d. Decumano). Una installazione provvisoria che si è già progettato di sostituire per migliorare la fruizione di questa importante testimonianza archeologica. Si chiede pertanto di correggere l’informazione. Infine, con riferimento al secondo articolo sullo stato di incuria del Complesso monumentale di Santa Maria della Grotta, si precisa che la Soprintendenza di Trapani, diretta ad interim dall’arch. Enrico Caruso, sta elaborando un progetto di restauro e di valorizzazione per lo stesso monumento e che questo Istituto ha più volte denunciato alle Forze dell’Ordine la necessità di effettuare un maggiore controllo dell’area e ha richiesto formalmente al Sindaco la possibile installazione di telecamere di sorveglianza, da ultimo sollecitata anche dal collega dott. Arturo Galfano, nella qualità di vicepresidente del Consiglio comunale. Considerato che Marsala vanta un rilevante settore florovivaistico, si auspica che le numerose e importanti aziende del territorio possano dimostrare interesse per la valorizzazione del patrimonio archeologico e naturalistico attraverso l’adozione delle aree archeologiche del Parco per contribuire alla cura del verde. In tal senso, si potrebbero realizzare accordi di sponsorizzazione che comportino la giusta ricaduta di immagine, come già proposto verbalmente ad alcuni imprenditori del settore.

Anna Maria Parrinello – Dirigente U.O.3 Direzione Museo Lilibeo

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Gentile dirigente, la ringrazio per l’attenzione riservata ai nostri articoli. Con analogo interesse ho letto le sue precisazioni e sono ben lieto di sapere che la lastra sul Decumano non sia finita lì per caso come io ed altri visitatori avevamo temuto, ma sia stata collocata a protezione delle tombe bizantine con materiale compatibile. Resta il problema della vegetazione che copre gran parte dei reperti nel tratto di Parco che conduce fino al Museo: non ho motivo di dubitare che da parte vostra ci siano stati ripetuti solleciti agli uffici regionali sia per il completamento dell’iter che consentirebbe di disporre dei proventi relativi ai biglietti d’ingresso, sia per l’attivazione di iniziative o progetti utili alla manutenzione del verde. Come spesso accade, ed è qui che i cittadini non capiscono e la stampa si fa sentire, tra le sollecitazioni e le risposte istituzionali passano intere stagioni. E nel frattempo l’erba cresce o, come nel caso di Santa Maria della Grotta, i rifiuti e gli atti vandalici aumentano. Nella nostra idea di città (e di Sicilia) lo sviluppo economico e l’occupazione passano proprio attraverso la tutela e la valorizzazione delle risorse culturali e naturalistiche, in una logica che sappia mettere a sistema tutti gli elementi capaci di rendere la nostra terra una destinazione turistica attraente come poche altre al mondo. (Quante volte ci siamo detti che non sappiamo approfittare delle potenzialità che abbiamo? O che altrove riescono a far fruttare molto meglio il poco che hanno?). Contestualmente, in questa sede mi preme ribadire che il degrado culturale si combatte anche a colpi di bellezza. Ed ogni reperto a cui non si riesce ad accedere è un nutrimento in meno per la nostra anima. Vale per il Parco, così come per Santa Maria della Grotta o l’Itriella (un elenco completo, ahinoi, sarebbe molto lungo). Se le strade battute non hanno portato i risultati attesi in tempi ragionevoli, potrebbe dunque essere necessario cercarne altre, partendo dal coinvolgimento di privati attraverso nuove forme di mecenatismo o di realtà dell’associazionismo o della cooperazione per supplire ai tagli che la cultura negli ultimi anni ha sofferto. Con il nostro lavoro, ci auguriamo di poter continuare a dare un contributo ad una causa che tocca la sensibilità di molti nostri concittadini. (V.F.)

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