Andrea Bulgarella denuncia il collaboratore di giustizia Birrittella: “Contro di me menzogne smentite dai fatti”

redazione

Andrea Bulgarella denuncia il collaboratore di giustizia Birrittella: “Contro di me menzogne smentite dai fatti”

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lunedì 12 Settembre 2016 - 11:40

L’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, assistito dall’avvocato Nino Caleca del foro di Palermo, ha presentato, presso la Procura della Repubblica di Trapani, una corposa e documentata denuncia contro il collaboratore di giustizia Nino Birrittella.

«Un elenco di menzogne, smentite dai fatti e dai documenti», afferma Bulgarella a proposito delle dichiarazioni rese nei suoi confronti da Birritella, che lo ha accusato di «offrire la sua disponibilità» alla famiglia mafiosa di Trapani. Accuse, che Bulgarella definisce «non solo datate nel tempo, ma generiche, senza alcun riscontro». «Tra l’altro, le accuse di Birrittella – circostanza eloquente, se non inquietante – sono contenute in un verbale d’interrogatorio prodotto dalla Procura di Firenze solo dopo che il Tribunale del Riesame della stessa città ha annullato un provvedimento di sequestro di documenti a carico di Bulgarella, nell’ambito di una indagine che ipotizza a suo carico reati finanziari con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa – si legge nella nota diffusa dal Gruppo Bulgarella agli organi di stampa –. Quasi che il Birrittella fosse sopraggiunto in soccorso, con il suo carico di suggestive ricostruzioni, di una indagine che il Riesame aveva demolito».

Nella denuncia Bulgarella sottolinea come nel 1996, proprio per sottrarsi al sistema affaristico degli appalti, e a seguito dell’ennesima intimidazione a suo carico, decise di trasferirsi in Toscana. E allega i tanti esposti, inoltrati alle varie autorità del tempo, relativi proprio alle interferenze della mafia nel settore degli appalti pubblici a Trapani e più in generale in Sicilia. Sono state altresì allegate alla denuncia le trascrizioni di intercettazioni telefoniche tra faccendieri e mafiosi, in cui Andrea Bulgarella, viene definito «sbirro» (vale a dire l’opposto del mafioso), e addirittura in una di queste Pietro Virga, (figlio del capo mafia di Trapani Vincenzo Virga) minaccia Bulgarella in questo modo: «si c’avvis’a fare sulu dannu! Mah!” “i tempi su tinti”». «Più di un collaboratore – osserva l’avvocato Nino Caleca nella denuncia depositata in Procura – ha messo in evidenza come più volte, all’interno della struttura mafiosa, si sia addirittura ipotizzata la eliminazione fisica di Andrea Bulgarella». «Le accuse di “mafiosità” rivolte dal Birrittella nei miei confronti – commenta adesso Andrea Bulgarella – oltre a ledere la mia dignità e onorabilità, producono un grave danno di immagine al mio gruppo imprenditoriale, suscitando un clima di pregiudizio e di ingiustificato sospetto nei confronti di un’azienda che è sul mercato da oltre centoventi anni. Ormai da quattro generazioni l’impresa si caratterizza per le sue scelte di legalità e, a partire proprio dai suoi fondatori, non è mai stata sfiorata da indagini che ne mettessero in dubbio la correttezza. Chi mi accusa oggi, cioè Birrittella, rappresenta chi ha voluto prima e vuole ancora oggi eliminare dal mercato una delle poche imprese che non si è piegata alla logica mafiosa». Nella denuncia Bulgarella fa un lungo elenco di esponenti delle istituzioni che hanno sempre manifestato solidarietà al suo impegno concreto nel contrasto al potere mafioso: «A difesa delle mie aziende, dei miei dipendenti, e dunque dell’immagine di tutto il gruppo che non ha mai ceduto a ricatti di alcun tipo, chiederò a questi esponenti delle istituzioni che hanno operato nel territorio dove io ho lavorato (e che quindi mi hanno conosciuto) di testimoniare sulla limpidezza della mia storia personale e imprenditoriale. Su di me non risulta alcuna condanna per reati in qualche modo legati alla mafia: non ho subito mai alcun processo per il 416/bis; non sono mai stato accusato di aver commesso reati legati a Cosa Nostra». Bulgarella, infine, ha annunciato che i suoi legali hanno depositato il ricorso in Cassazione contro la recente ordinanza del Tribunale del Riesame di Firenze che, chiamato a pronunciarsi dopo l’annullamento di una sua precedente ordinanza annullata dalla Suprema Corte, pur ribadendo tutte le perplessità sugli atti d’indagine, ha, obtorto collo, confermato il decreto di perquisizione e il sequestro di documenti del 30 settembre 2015. Il Riesame ha, tuttavia, ribadito la inconsistenza delle “fonti” di accusa della Procura. Conclude Bulgarella: «Io chiedo che l’inchiesta abbia tempi celeri, perché non può essere consentito a nessuno, men che meno alle indagini giudiziarie finalizzate alla ricerca della verità, di distruggere le persone (e con loro le aziende che operano da 120 anni) con gli strumenti delle allusioni, delle ambiguità, delle supposizioni spacciate per riscontri. Questa non è giustizia, ma una continua gogna mediatica, spesso senza possibilità di replica o contraddittorio, perché si trasformano le ipotesi in fatti».

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