Cgil per il "No" al referendum: "Con il Si, poca autonomia, stabilità e poteri accentrati"

redazione

Cgil per il "No" al referendum: "Con il Si, poca autonomia, stabilità e poteri accentrati"

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mercoledì 16 Novembre 2016 - 11:25

“Perché No?” E’ la domanda con cui il segretario generale della Cgil di Trapani Filippo Cutrona ha aperto l’iniziativa “Le ragioni del No” organizzata dal sindacato in vista del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Cutrona ha parlato, anzitutto, delle ragioni per cui la Cgil ha deciso di partecipare al dibattito sul referendum, prendendo anche una propria posizione contro la riforma della Costituzione. “Sin dalla nascita della Costituzione – ha detto il sindacalista – la Cgil ha preso parte al dibattito dando un importante contributo. Il sindacalista Giuseppe Di Vittorio fece parte della III sottocommissione e diede un prezioso apporto presentando le proposte sul diritto di associazione e sull’ordinamento sindacale. Oggi come allora la Cgil è scesa in campo motivando il proprio no”. L’ordinario di Diritto Civile all’Università di Palermo, Silvio Mazzarese, è intervenuto sollevando molti dubbi e ponendo tante domande. La Cgil ritiene che la riforma della Costituzione non darà maggiore stabilità al Governo. Essa dipende, invece, dalla solidità della maggioranza parlamentare che lo sostiene. Il nuovo Senato non rappresenterà, inoltre, le Regioni e le autonomie locali e non potrà incidere sulle leggi che riguardano i territori.

“Il nuovo procedimento legislativo – hanno affermato dalla Cgil, Cutrona assieme alla segretaria Giacometta Giacalone e al segretario regionale Michele Pagliaro – è più complesso e variabile di quello attuale e porterà a maggiori incertezze e conflitti procedurali. Inoltre la riforma costituzionale non allargherà gli spazi di rappresentanza e non darà adeguate garanzie alle minoranze politiche. Ci sarà un’eccessiva centralizzazione delle competenze legislative e dei poteri decisionali senza garantire autonomia legislativa alle Regioni e lo Stato darà maggiore autonomia alle Regioni “virtuose” con il rischio di creare regioni di serie “A” e di serie “B”. Quanto alla riduzione delle sprechi riteniamo che si dovrebbero limitare diarie e rimborsi e ridurre gli emolumenti ai parlamentari con una legge ordinaria. Lo Stato farà leggi su materie, dalla sanità all’uso del territorio, che ricadranno sulla vita delle comunità locali e le regioni non potranno opporsi”. In pratica per la Cigil, non sarà più necessaria una larga maggioranza per eleggere il Presidente della Repubblica. Infine, la legge elettorale voluta dallo stesso Governo non è oggetto del referendum, ma con questa riforma attribuirebbe a un solo partito, anche se poco rappresentativo dell’elettorato, un potere eccessivo sulle istituzioni del Paese. In merito alle ragioni del “No” è intervenuto anche Armando Sorrentino dell’Anpi Sicilia e, in conclusione, il segretario nazionale della Cgil Danilo Barbi che ha lanciato un messaggio molto chiaro: “In queste ultime settimane è necessario parlare con tutti. Le costituzioni non si cambiano a tentoni, non si cambiano per problemi economici o perchè lo chiedono governi e organizzazioni esterne al nostro Paese. Il rischio più alto è quello di una concentrazione del potere. In giro per l’Italia c’è un clima abbastanza favorevole per le nostre posizioni. Dal sud, al centro, fino al nord vedo tra le gente la consapevolezza che questa modifica della Costituzione è sbagliata”.

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