Coppole e ombrellini

Claudia Marchetti

Marsala

Coppole e ombrellini

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mercoledì 12 Aprile 2017 - 07:30

È tutto pronto per il G7 di Taormina che si terrà il 26 e 27 maggio nella nostra isola per volere dell’ex premier Matteo Renzi. Uno dei volti del PD lo scorso anno lo aveva annunciato in pompa magna e la Sicilia è stata scelta, a suo dire, come ponte del Mediterraneo, come esempio, come simbolo del rilancio del Meridione. Un attimo, ma di quale Sud si sta parlando? In queste ore è scoppiata la polemica: il summit viene sponsorizzato attraverso un’immagine dai vividi colori, quindi attualizzata, dove un ragazzo con bretelle e coppola – al posto dello stuzzicadenti la sigaretta – che guarda una giovane donna passeggiare con un fazzoletto in testa retrò e un ombrellino anni ’40.

Una Sicilia di stereotipi a cui basta aggiungere carretti siciliani e lupara, proprio come l’omino nelle magliette che si vendono ai turisti. Che già è abbastanza disgustoso così. Uno stereotipo da “Il Padrino” qualcuno l’ha definito, come se la nostra terra si sia fermata a 50-60 anni fa. Che per carità, la bellezza del tempo sospeso in alcuni posti del Sud Italia, ma anche di alcune zone montane del Nord, è impareggiabile. Ma non è questo il punto. Taormina è uno dei posti più turistici dell’isola, dove i prezzi sono alti e dove ogni anno organizzano eventi di portata internazionale, dal cinema alla musica. La Sicilia ed il Meridione vanno scorti al di là di falsi miti ormai desueti.

U mari, u suli, l’aranci… spesso coprono infrastrutture carenti, un sistema ferroviario che si muove ancora sui binari di ponti costruiti chissà quanti secoli fa, dove ci sono disagi idrici, problemi alle fognature, all’illuminazione pubblica; dove mancano gli investimenti nel settore sanitario, dove i giovani fuggono perché manca il lavoro, dove l’abusivismo è alto, dove appalti truccati hanno rovinato il volto di tante città. Per non parlare della criminalità organizzata, dello spaccio di stupefacenti in continuo aumento… l’averci lasciati soli ad accogliere i migranti in fuga da guerre combattute con le armi vendute dagli Stati Occidentali, il considerarci avamposto di guerra.

Questa è la Sicilia che dovrebbero raccontare ai potenti del mondo, così bella, da piangere due volte quando si arriva e quando si va via, terra poetica, di artisti e scrittori che hanno reso grande la letteratura italiana… ma abbandonata a un triste destino non certo fatto di cambiamenti. Allora sì, hanno ragione. Hanno ragione a pensarci con le coppole e gli ombrellini se non permettono al Sud di cambiare, di crescere.

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