Archeologia politica

Gaspare De Blasi

Marsala

Archeologia politica

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sabato 27 Maggio 2017 - 08:02

Noi siamo frequentatori, senza competenza alcuna, dei musei. Dopo le piazze e i ristoranti (ehm, ehm) quelle pochissime volte che lasciamo la nostra città, visitiamo i luoghi dove si custodiscono le vestigia storiche locali. Ci siamo spesso indignati e stupiti quando abbiamo osservato i disservizi che “girano” attorno alla gestione degli edifici che ospitano la nostra storia, che è in larga parte la storia del genere umano. Una volta a Roma in un museo, diciamo così non di primissimo piano, ci siamo sentiti rispondere da un addetto che il bagno era “guasto”. I turisti a cui “scappa” (succede anche in quei luoghi) dovevano abbandonare la visita per farvi ritorno eventualmente dopo … Della situazione dei musei delle nostre zone vi abbiamo raccontato e le conclusioni sono sempre state: “mancano i fondi”. Pur non nutrendo particolare simpatia politica per il soggetto, dobbiamo riconoscere che la scelta del ministro Dario Franceschini di far cambiare aria nelle direzioni dei grandi musei d’arte si è rivelata felice ed azzeccata. Ma dopo la sentenza dei giudici del Tar che annulla parzialmente l’effetto dei provvedimenti ministeriali, abbiamo subito assistito ad una rassegna di uomini politici scandalizzati. Per quello che ne sappiamo la stessa esistenza del tribunale amministrativo nasce sul cavillo, e sul cavillo cresce. Il Tar non sentenzia per decisione propria ma su ricorso e, in genere, è chiamato a far applicare una norma, molte volte un cavillo, che la legge mette a sostegno delle ragioni dei cavillosi ricorrenti. Il ministro alla cultura avrebbe dovuto conoscere i cavilli e le norme che il Parlamento, nel quale lui “staziona” da anni, ha prodotto forse persino per mano di un qualche “amicone” del suo partito proprio per ostruire le scelte di rinnovamento. Se si cambiano i direttori dei musei (e non ci interessa dove è nato. Se uno è bravo e bravo, punto e basta) e non si mutano le norme che ne avrebbero messo in pericolo quel cambio, si determinerà prima o poi un ricorso. E a volte i ricorsi si vincono. Altro che chiudere i Tar, dove sia detto per inciso, “abita” la magistratura amministrativa che è quella più connessa al potere politico. All’interno della quale, ogni governo, di ogni colore, ha messo mani, promosso e bocciato a proprio piacimento. “Ricorreremo in appello” ha subito detto Franceschini. L’appello nel caso della giustizia amministrativa è il Consiglio di Stato dove ancora più spesso la politica ha sistemato le eccedenze burocratiche. Se Franceschini perde anche lì….

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