Diciamo si al lavoro

Claudia Marchetti

Ka...link...ka

Diciamo si al lavoro

Condividi su:

mercoledì 22 Aprile 2015 - 17:17

“Vendiamo milioni di biglietti all’Expo” aveva detto il premier Renzi, in vista del mega evento internazionale, vetrina importantissima per il made in Italy, soprattutto in tempi di crisi. Calamitare le attenzioni dei visitatori è un fatto primario, ma il fuggi fuggi di giovani lavoratori dall’Expo non era proprio nei piani. Già nei giorni scorsi, il ministro Poletti aveva detto che bisognava puntare sul volontariato da parte degli under 30. I cori di “ci vada lei a lavorare gratis” non si sono risparmiati ed anzi sono stati fin troppo gentili. Il Governo non ha ancora superato il clientelismo cinico e non ha ancora imparato a leggere l’articolo 1 della Costituzione, il lavoro è visto come un atto di beneficenza e purtroppo questo che prima di tutto è un atteggiamento (sbagliato) si sta diffondendo a macchia d’olio tra gli italiani. Il lavoro va valorizzato e pagato, i giovani volenterosi devono poter ritornare a fare concorsi pubblici e a ridare dignità a quegli enti dove sempre più vige l’assenteismo: è più facile trovare un impiegato al bar piuttosto che sul posto di lavoro. Ora c’è un altro problema. L’azienda Manpower di selezione del personale, ha selezionato diversi giovani per lavorare all’Expo di Milano ma, agli ultimi step, ci hanno ripensato. Proprio così, l’80% addirittura si è tirato indietro. Eppure lo stipendio, per un periodo di 6 mesi, non era niente male, ma hanno preferito declinare. Secondo l’azienda, probabilmente il lavoro precario non ha invogliato, secondo i selezionati, le condizioni di lavoro non erano adeguate e proporzionate allo stipendio. Alcuni affermano: per questo gli extracomunitari fanno lavori nel nostro Paese che gli italiani non vogliono fare. Altri sostengono: i giovani d’oggi non vogliono più fare sacrifici. Niente di più sbagliato. Forse invece dovrebbero chiedersi: davvero un lavoro va elemosinato? Perché oggi bisogna degradarsi per un posto di lavoro, quando i principi costituzionali dicono il contrario? Perché l’unica certezza oggi deve essere un lavoro precario e sottopagato? Nessuno si è mai posto il fatto che le generazioni di oggi sono sfiduciate, non credono più nella politica che li governa e continua a governarli senza il loro contributo, inoccupati o disoccupati come sono? Cara Fornero, ricordando le sue infelici parole… che tristezza!

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta