Diego Maggio ripropone il suo progetto di un Piano regolatore per Marsala città del Vino

Claudia Marchetti

Diego Maggio ripropone il suo progetto di un Piano regolatore per Marsala città del Vino

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giovedì 21 Maggio 2015 - 15:57

Fernand Braudel, “uno storico dalle radici contadine” (così amava orgogliosamente definirsi), nelle sue ricerche si occupò anche della struttura che lui considerava “realtà” durevole, la cui esistenza è sottostante agli avvenimenti politici. L’avv. Diego Maggio, nel suo studio mirato ad un  “Piano regolatore per Marsala città del vino” sposa la tesi del famoso storico, rilevando in particolare l’importanza del recupero dei luoghi in cui sopravvivono le originarie realtà naturali e colturali di questo territorio. Si tratta di un progetto già presentato spontaneamente alle Amministrazioni precedenti, ma rimasto inspiegabilmente nel cassetto. Invocando un allargamento dell’ottica amministrativa per i nostri Municipi, l’avv. Maggio evidenzia che negli attuali piani regolatori delle città, le aree extraurbane vivono una condizione di subalternità rispetto a quelle urbane o industriali. Infatti le superfici dedicate all’agricoltura vengono considerate spesso come residuali: cioè tutto ciò che rimane, dopo che sia stata disegnata la città e la sua espansione. Diego Maggio ritiene che “questa sia una concezione sbagliata, poiché il termine extraurbano ha lasciato sempre intendere che la campagna, i boschi, i coltivi, i corsi d’acqua sono non città, ma fuori da essa e, pertanto, luogo non pianificabile“. Il “Piano” da lui pensato (e riguardante le aree rurali) sarà la risultanza del lavoro di un team, una squadra di giovani professionisti appositamente ingaggiati dal Comune: architetti, archeologi, ingegneri, ambientalisti, economisti, artigiani del legno e del ferro, agronomi, enologi, periti agrari, giuristi, sociologi, chimici, giornalisti, restauratori, studiosi delle tradizioni. Proprio il loro studio interdisciplinare potrà far nascere e veder finanziare un autentico progetto, non di riga e compasso, ma che soprattutto tenga conto delle condizioni del vivere umano nelle nostre campagne. Insomma, una occasione di lavoro che genera altro lavoro, per anni. “Pensate come saranno attraenti le nostre campagne se istituiremo percorsi per andare in bicicletta e a cavallo – si appassiona Diego nel prefigurare già i benefìci di un tale lavoro corale – se riusciremo a recuperare i bagli diruti e i casotti degradati ad ovili, se ridaremo identità e colore ai prospetti di case e magazzini, alle trazzère, alle alberature; se ripiantumeremo palme, fichi, melograni, nespole, mandorli, gelsi, carrubi, agavi; se piazzeremo segnaletica verso i chiàni storici, gli agriturismi, le cantine e le trattorie rurali; se faremo conoscere con didascalie ogni contrada; se delineeremo l’area del grillo, dell’inzolia, del grecanico, spiegando i motivi della vocazione di ogni vitigno in relazione all’esposizione al sole, alla natura del suolo, alle consuetudini della raccolta; se ripopoleremo i feudi e vi consentiremo la vendita diretta dei formaggi, della ricotta, del vino, dei frutti …”. Sono innumerevoli i visitatori che saremo in grado di ospitare se renderemo accogliente questa terra. Nessuno degli eno-turisti chiude gli occhi di fronte ad artifici o pressapochismi. “Non gli interessano le cattedrali di acciaio lungo le strade – ci dice, con convinzione – ma tutti pretendono che il produttore mostri il suo vigneto e la sua bottaia, tradizionale ma pulita. Ognuno di tali viaggiatori pretende di toccare con mano la terra e le uve da cui provengono i vini che gli si fanno degustare. Sono persone, queste, che spendono soldi per comprare prodotti: ma a condizione che dietro al marchio non ci sia un inganno”. E Diego Maggio sostiene a gran voce la necessità di … restaurare i vigneti antichi (come accade nel Chianti e nelle Langhe, prendendo altresì come esempio – lui che ne è l’ideatore – l’alberello pantesco recentemente dichiarato Patrimonio dell’Umanità) e finalmente la tracciatura degli itinerari vitivinicoli  differenziati (le strade del vino). Soltanto così potremo puntare a redigere un credibile Piano di Gestione che consenta finalmente di … riaccendere la fiamma dell’altra sua idea-gioiello: quella di ottenere l’alta tutela dell’UNESCO per Mozia e Lilybeo, sito culturale naturale inserito nel comprensorio vitivinicolo più antico e più vasto di tutto il Mediterraneo. Il progetto ri-elaborato dall’avv. Maggio verrà consegnato al nuovo Sindaco: con la speranza che stavolta le menti si aprano e che Marsala “città-territorio” veda rivolgere una particolare attenzione non solo nei riguardi del proprio centro storico, ma anche verso i marsalesi le cui case sono immerse nei vigneti. “Tutto questo – conclude Diego, con gli occhi lucidi – non è fantasia, né retorica. Bensì soltanto una sana politica che, valorizzando le risorse e le tradizioni esistenti, adotta scelte suscettibili di produrre sviluppo economico sostenibile”.

Maria Grazia Sessa

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