Niente Giornata FAI alla Chiesa Santo Stefano di Marsala. Per i Vigili del Fuoco è “inagibile”

redazione

Niente Giornata FAI alla Chiesa Santo Stefano di Marsala. Per i Vigili del Fuoco è “inagibile”

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giovedì 22 Marzo 2018 - 07:30

Per la XXVI edizione delle Giornate FAI di Primavera, il gruppo del Fondo Ambientale Italiano di Marsala ha organizzato delle iniziative che verranno presentate oggi a Palazzo Riccio di Morana, in una conferenza stampa che si terrà assieme alle altre delegazioni della Provincia di Trapani. Venerdì dalle 9 alle 13, scuole, associazioni e cittadini sono stati coinvolti nelle visite al Parco della Salinella, in zona Sappusi, con sosta al Museo Archeologico dove una sezione sarà dedicata ai rinvenimenti nel Porto antico di Lilibeo dalle 9 alle 18; mentre sabato e domenica, 24 e 25 marzo, erano state previste delle visite alla Chiesa Santo Stefano di Marsala, sita in Largo Rosaria Giaconia – sulla via Frisella – che però sono state annullate solo qualche giorno fa. Proprio questo punto ha destato la curiosità di chi, cittadini e non, aveva messo in conto di visitare un luogo di culto poco conosciuto in Città.

Il complesso edilizio comprende la Chiesa ed il Monastero di Santo Stefano ricadente sul centro storico dove, probabilmente, sorgeva il palazzo degli antichi pretori romani, utilizzato poi dai saraceni come sede del Governo. Nel XVI secolo venne acquistato dal nobile marsalese Stefano Frisella, che ristrutturò l’edificio e lo adibì a Monastero per le Agostiniane Scalze dove venne accolta la figlia Francesca. Il benefattore fece anche costruire la chiesa che dedicò al Santo di cui portava il nome. La bellezza degli interni si unisce ad un percorso che si ricollega alla vicina Chiesa dell’Itriella. L’edificio appartiene al patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno ed affidata all’ex Provincia regionale di Trapani. E proprio il FEC, lo scorso 15 gennaio, aveva risposto favorevolmente alla richiesta del FAI di Marsala di aprire la Chiesa ai visitatori per le imminenti Giornate di Primavera. Da qui il calendario di impegni stilati dal Fondo Ambientale per “ridare luce” alla Chiesa di Santo Stefano.

Peraltro, nel 2001 la Chiesa è stata oggetto di un restauro realizzato dal Ministero degli Interni con la collaborazione della Prefettura, che ha ripristinato le opere e gli stucchi di Vincenzo Giglio, risalenti al 1600, per poi rimanere chiusa ed essere oggetto anche di atti vandalici, così come peraltro aveva “denunciato” un anno fa il Consigliere comunale Arturo Galfano. Allora, l’esponente marsalese, assieme all’architetto Vito Vaiarello della Soprintendenza trapanese e agli assessori Rino Passalacqua e Salvatore Accardi, rispettivamente con delega all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici, avevano effettuato un sopralluogo nella chiesa. Da questo era emerso che il luogo di culto, per essere aperto al pubblico ed inserito in un eventuale percorso storico-culturale, necessitava di migliorie per la messa in sicurezza soprattutto del sotterraneo. Come aveva fatto emergere Galfano, il Ministero degli Interni aveva chiesto anche un chiarimento al Comune di Marsala per capire cosa intendesse fare con la chiesa e per evitare che tutto finisse nel dimenticatoio. Ad oggi però, sembra che sia accaduto quanto paventato un anno fa dal Ministero.

La capogruppo del FAI Marsala, Maria Elisabetta De Vita, ci ha fatto sapere che, “… dopo il parere favorevole del FEC a gennaio, qualche giorno fa, esattamente il 12 marzo, ci è giunta una nuova nota del Fondo Edifici che ci comunicava l’annullamento delle visite alla Chiesa marsalese in seguito ad un sopralluogo fatto dal Comando dei Vigili del Fuoco di Trapani e alla loro conseguente relazione negativa”. Dal Comando dei Vigili del Fuoco ieri ci hanno fatto sapere che la Chiesa Santo Stefano, a seguito di un loro intervento nella struttura, è risultata inagibile, quindi manca una messa in sicurezza del luogo. Una vicenda che dovrebbe far riflettere perchè, come detto, al di là delle divergenti opinioni che potrebbero nascerne, accade puntualmente di investire in beni culturali patrimonio del nostro Paese, che poi non vengono mantenuti ma al contrario abbandonati. Uno sperpero di denaro pubblico evitabile.

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