“Figli in mutande per una memoria degli olocausti”, la parola al regista Massimo Graffeo

redazione

“Figli in mutande per una memoria degli olocausti”, la parola al regista Massimo Graffeo

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mercoledì 31 Gennaio 2018 - 12:05

“Figli in mutande per una memoria degli olocausti” 24/25 e 27 Gennaio 2018. Auditorium Giovanni Paolo II -Centro Sociale Sappusi

Giornata della Memoria

Sono stati giorni intensi, ricchi di passione di entusiasmo, in quattro appuntamenti due mattine con gli studenti delle scuole superiori della città e due rappresentazioni serali con il pubblico adulto siamo riusciti ad avere all’interno dell’auditorium del centro sociale di Sappusi più di 600 presenze, escludendo le presenze per le diverse prove aperte svolte nei giorni precedenti alle date fissate. Un sold out che mi ha, ci ha riempito di gioia e soddisfazione, perché portare tutta questa gente in un auditorium di un centro sociale di un quartiere popolare non era affatto scontato e in barba ad ogni previsione il pubblico si è riversato numerosissimo occupando tutti i posti a sedere circa 160 e qualcuno ha assistito attento e affascinato anche in piedi.

La rappresentazione teatrale del testo scritto da Francesco Mercadante è stata apprezzata oltre ogni possibile previsione, la sua scrittura poetica, filosofica, attinente, veritiera, insieme ad una messa in scena, ad una regia che ha cercato di trovare i giusti tempi le corrette musicalità e dinamiche teatrali e alla bravura impeccabile di tutto il cast attori ha contribuito a rendere tutti e quattro gli appuntamenti magici. Il pubblico era attento, immerso come mai mi era capitato prima di constatare nel racconto che gli veniva proposto seguivano in un silenzio religioso e le parole degli attori riempivano questo silenzio, al termine dello spettacolo il pubblico ha ripagato le nostre fatiche con lunghi calorosi sentiti applausi.

La gente i ragazzi del mio quartiere hanno assistito alle prove e alle rappresentazioni più di una volta e lo hanno fatto perché gli piaceva farlo. I loro sorrisi le loro amichevoli pacche sulle spalle i loro sguardi lucenti le loro riflessioni intelligenti argute attinenti, sia per quanto riguardava la tecnica e la dinamica prettamente teatrale (Aere u fasciti megghio di stiorno) sia sul tema che si raccontava gli olocausti e le atrocità della guerra, riflessioni che nella loro meravigliosa semplicità potrebbero oscurare il pensiero di più illustri filosofi o studiosi. Questo ha permesso al teatro di svolgere quello che dovrebbe essere sempre il suo unico e solo compito, divulgare cultura e conoscenza laddove la cultura e la conoscenza fa fatica ad arrivare. Questa è stata per me la soddisfazione la felicità più grande e ha dato un senso alla difficile scelta di dedicare la mia vita al teatro. Grazie di cuore agli attori che insieme a me hanno calcato la scena perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile. Tommaso Rallo, Provvidenza Bochicchio, Adelaide Del Puglia, Marilena Li Mandri, Stefano Calandro, Pietro La Rosa, il nostro meraviglioso giovanissimo attore Giulio Culicchia, il loro coraggio la loro pazienza la loro passione sono stati per me un esempio e mi hanno insegnato molto.

Grazie a Laura Mezzacapo per il meraviglioso lavoro sul trucco, a Malko Mic (Piccola cartoleria Mirò) per averci aiutato con la grafica e la stampa delle locandine, a Maurizio Gusmano per il service, a massimino e nino “sappusari” che sono stati un aiuto prezioso per l’organizzazione e la pulizia dei locali dell’auditorium. Un grazie a Francesco Mercadante per la sua generosità, per la sua poesia, per averci arricchito con la sua canoscenza. Un grazie a tutti i ragazzi delle scuole che nelle mattinate hanno riempito in ogni ordine di posto l’auditorium ai loro insegnati, ai ragazzi delle comunità per minori e a Salvatore Inguì, a Libera contro le mafie “presidio Vito Pipitone” di Marsala, ai ragazzi della comunità Iside , all’associazione Archè, al Comune di Marsala, al Signor Sindaco per avere appoggiato e patrocinato l’evento, a Clara Ruggieri assessore alle politiche sociali e culturali. Evviva il teatro sì, quando il teatro non è mera rappresentazione di se stesso o un mezzo per pavoneggiare le proprie inutili vanità, evviva il teatro che bussa alle porte del popolo evviva il teatro che diventa sociale nel senso più profondo e complesso del termine.

Massimo Graffeo

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