Settimana del Disco: i “mali moderni” raccontati dal cantautore Gioacchino Costa nel suo disco “Sottopelle-Sottoterra”

redazione

Settimana del Disco: i “mali moderni” raccontati dal cantautore Gioacchino Costa nel suo disco “Sottopelle-Sottoterra”

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giovedì 05 Luglio 2018 - 07:30

L’etichetta discografica ligure OrangeHomeRecords in collaborazione con la Libreria Mondadori, il quotidiano Marsala C’è ed il portale d’informazione itacanotizie.it, promuovono l’iniziativa “Settimana del Disco”. Uno spazio dedicato alla musica d’autore, ogni giovedì, che cerca di spaziare dal popular al cantautorato, dal folk al rock, dal pop al jazz. Gli album che vi proponiamo li troverete in vendita nel punto Mondadori di Alfredo Bilardello in Piazza della Repubblica.

Questo giovedì torniamo a parlarvi di “Sottopelle-Sottoterra”, il nuovo album del cantautore ligure Gioacchino Costa, distribuito dalla OrangeHomeRecords, proprio attraverso le sue parole. “Ho mosso i miei primi passi nel mondo del folk all’età di 5 anni con il gruppo “U Castellu de Ciavai”. Interpretando il vasto repertorio tradizionale genovese, ho girato il mondo cantando anche nella sede dell’Unesco. Un percorso che mi ha permesso di rivisitare live la musica d’autore e di collaborare con grandi musicisti”, ci ha detto Gioacchino. Da lì in poi, le esperienze con il combat folk dei “Kappa-Rooach” e i 4 dischi con “I maghi di (Carr)Oz”. Approda così al suo esordio discografico: “Già a 12,13 anni ho capito che se il mio malessere lo scrivevo mi faceva stare meglio. Quando mi sono reso conto che quello che comunicavo suscitava qualcosa negli altri mi sono fatto coraggio: dopo aver cantato per anni le canzoni degli altri, pian piano ho cantato anche le mie. Adesso non riesco più a farne a meno”, dice Costa.

E’ cos’ nasce “Sottopelle-Sottoterra”, che scava nelle radici di una cultura popolare, modesta, ma fatta di valori. Un disco cantautorale ricco di contaminazioni, che attraversa la scuola genovese ma che si porta dietro un background di ascolti disparati. De Andrè è l’amore musicale più sconsiderato che Gioacchino abbia mai avuto. Un legame quasi affettivo perchè è stato il padre a fargli conoscere Faber sin da bambino, proprio suo padre che lo ha chiamato come Rossini, una delle passioni di “casa Costa” assieme al jazz. Costa racconta di “mali moderni” molto attuali: “Siamo figli di un periodo storico che ci scaglia nel vuoto senza mirare ad un obiettivo. Si pensa all’arrivare ma ci si dimentica delle cose per cui viviamo veramente”.

Tra i vari brani di “Sottopelle-Sottoterra” c’è l’intensa “Sensazione” che parla del riscatto e della forza di andare avanti dopo una delusione, il “buio” di “Serena-Mente” una ragazza che prova a lottare contro la depressione, “Filastrocca del Mulino” metafora della ciclicità della vita basato sul concetto dell’Eterno Ritorno per dirla alla Nietzsche. Ma c’è anche la scoperta della letteratura di Novalis e Valèry in “Mancami”, la precarietà di “Burattini”, nonché “Piccon Daghe Cianin” canzone della tradizione genovese che vede alla chitarra il maestro Armando Corsi. E sarà proprio Corsi punto fondamentale del lavoro che il giovane cantautore continua a portare avanti, anche dal vivo.

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