Giovane tunisino morì in mare, tre marsalesi accusati di non averlo soccorso

Chiara Putaggio

Giovane tunisino morì in mare, tre marsalesi accusati di non averlo soccorso

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martedì 13 Maggio 2014 - 10:20

“La causa della morte è stata l’annegamento”. Lo ha dichiarato in aula il medico del 118 che per primo vide il 19enne tunisino deceduto tre anni fa a Marsala e lo ha confermato il medico legale. Si tratta del processo che vede alla sbarra tre marsalesi accusati di omissione di soccorso in mare nei confronti di un giovane tunisino. I fatti contestati sono avvenuti a Marsala, davanti al Circolo velico, il 26 luglio del 2011. Quel giorno è morto per annegamento Tumia Lofti, all’età di 19 anni. A condurre le indagini furono gli agenti della Capitaneria di porto di Marsala che effettuarono i rilievi sul posto. Per questa vicenda lo scorso 27 novembre il GUP Francesco Parrinello ha rinviato a giudizio tre pescatori marsalesi: Giuseppe Bilardello, di 52 anni, Vincenzo Bilardello, di 27 anni, entrambi assistiti dall’avvocato Salvatore Errera e Antonio Bilardello, difeso dal legale Alessandro Casano. Gli imputati sono pescatori e quel drammatico giorno erano nello specchio d’acqua antistante la costa marsalese e, con due imbarcazioni da pesca, stavano tirando la sciabica quando, per ragioni ignote, Tumia Lofti cadde in mare e morì, poco dopo, per annegamento. Furono inutili i tentativi di rianimarlo, nonostante l’intervento del 118, ai sanitari non rimase che constatare il decesso del giovane tunisino che pare lavorasse, come impiegato irregolare, per la “Piccola Maria”, una delle barche degli imputati. Ieri, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, ha deposto il dottore Antonino Bianco del 118 che ha riferito di aver trovato Tumia sulla banchina del porto e di aver constato che era già deceduto in quanto la pupilla era dilatata non rispondeva al fascio di luce. Tuttavia, trattandosi di una persona molto giovane, sperando che potesse reagire, ha comunque deciso di tentare una manovra salva vita, ma è stato inutile. Il secondo teste della giornata è stato il medico legale Rino Ferrari: “Ho effettuato l’ispezione cadaverica e ho accertato che il soggetto era stato in acqua, ma non ho potuto accertare per quanto tempo”. Il processo vede costituiti parte civile i genitori e quattro fratelli della vittima, tutti sono assistiti dall’avvocato Erino Lombardo e hanno avanzato richiesta di risarcimento danni. La prossima udienza si terrà l’11 luglio per sentire quattro testimoni: si tratta di ufficiali della guardia costiera.

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