Giuseppe Colicchia patteggia due anni con pena sospesa e dichiara: “a mio carico sms che poteva prestarsi al doppio senso. Ma lungi da me ogni intenzione di fare riferimento al sesso. Ho patteggiato solo per uscire dall’incubo”

Chiara Putaggio

Giuseppe Colicchia patteggia due anni con pena sospesa e dichiara: “a mio carico sms che poteva prestarsi al doppio senso. Ma lungi da me ogni intenzione di fare riferimento al sesso. Ho patteggiato solo per uscire dall’incubo”

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sabato 30 Maggio 2015 - 17:46

Si è concluso con un patteggiamento il processo a carico di Giuseppe Colicchia, che lo scorso ottobre era stato posto ai domiciliari dai carabinieri della stazione di Marsala con l’accusa di violenza sessuale su una propria allieva minorenne. L’uomo infatti, da oltre quarant’anni ha fondato una palestra in cui si pratica ginnastica artistica. Il processo è stato celebrato innanzi al GUP Francesco Parrinello ed è scaturito dalla denuncia dei genitori della minore. L’avvocato difensore Paolo Paladino ha dichiarato: “E’ stata comunque esclusa ogni ipotesi di violenza carnale in senso proprio”. Ci sarebbero stati però dei messaggini, uno del quale dal contenuto che poteva prestarsi al doppio senso. “Ma lungi da me ogni intenzione di fare riferimento al sesso – ha detto Colicchia –. E poi come avrei potuto violentare la ragazzina nell’ufficio della mia palestra? Tra questa e il mio ufficio, la cui porta è quasi sempre aperta, c’è un breve corridoio con genitori in attesa che i figli concludano l’allenamento. Qualcuno avrebbe dovuto notare qualcosa di strano e invece alcuni di loro hanno detto che erano disposti a testimoniare in mio favore. Perché ho patteggiato? Per uscire da questo incubo. La mia immagine è stata ingiustamente danneggiata, ma i miei allievi sanno che non sono un orco e me l’hanno dimostrato con numerose lettere di solidarietà”.

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