Gli eredi di Pertini

Vincenzo Figlioli

Marsala

Gli eredi di Pertini

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martedì 21 Marzo 2017 - 06:27

“Dobbiamo tenere assieme gli europeisti della tradizione laica, ambientalista, progressista e radicale proprio per bloccare le destre perché corriamo il rischio di un governo grillino con Lega e Meloni”.

La frase qui riportata è stata pronunciata dal viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini nel corso del congresso nazionale dei socialisti che lo ha confermato domenica alla guida del Psi. Non ci sarebbe nulla di strano nella suddetta affermazione, visto che la naturale collocazione degli eredi di Nenni e Pertini dovrebbe essere a sinistra.

Tuttavia, proprio in questi giorni, il leader trapanese dei socialisti, il deputato regionale Nino Oddo (che si è sempre vantato di essere rimasto coerentemente a sinistra anche quando tanti “compagni” erano passati con Berlusconi), sta trattando un’alleanza alle prossime amministrative con il senatore di Forza Italia Antonio D’Alì, il movimento dell’ex deputato regionale Livio Marrocco e i seguaci di Salvini, rappresentati a Trapani dal consigliere comunale Felice D’Angelo. Quest’ultimo era stato eletto in Consiglio comunale tra le file del Psi. Alle fine del 2014 la decisione di lasciare i socialisti (accusati di “inedia”) per diventare il referente locale del leader leghista. L’alleanza che sta prendendo forma in queste ore consente dunque a Nino Oddo di riabbracciare Felice D’Angelo secondo uno schema che non solo farebbe rivoltare per l’ennesima volta nella tomba il povero Pertini, ma che si porrebbe in netta contraddizione con quanto affermato dallo stesso Nencini poche ore fa.

A questo punto le ipotesi sono due: o l’alleanza di Oddo con la destra trapanese sta avvenendo all’insaputa dei vertici nazionali del Psi; o, come spesso avviene, i partiti nazionali seguono una linea ondivaga, che soprattutto al Sud autorizza insani accordi territoriali o anomale campagne acquisti.

In un caso come nell’altro, i socialisti non escono bene da questa vicenda. Poi magari riusciranno a ottenere qualche paravento che consenta loro di ridurre il danno d’immagine (una super lista civica senza i simboli di partito, un candidato sindaco diverso da D’Alì).

Ma al di là della forma c’è la sostanza. E un partito socialista che in una città come Trapani si presenta accanto all’establishment che ha governato in questi anni non riuscendo a immaginare neanche lontanamente un’idea di cambiamento, non è degno della gloriosa storia di cui vorrebbe farsi erede.

Al massimo, può presentarsi come un cinico e abusivo indossatore di un simbolo che meriterebbe ben altri ambasciatori.

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