Gruppo 6 Gdo, al Senato interviene anche Pamela Orrù (PD): “Si acceleri la riforma dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati”

Vincenzo Figlioli

Gruppo 6 Gdo, al Senato interviene anche Pamela Orrù (PD): “Si acceleri la riforma dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati”

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giovedì 19 Giugno 2014 - 00:56

Anche la senatrice trapanese del Pd Pamela Orrù è intervenuta a Palazzo Madama sulla gestione dei beni confiscati e sul futuro dei lavoratori del gruppo 6 Gdo. La parlamentare dei democratici ha sottolineato la necessità di “accelerare sulla riforma dell’Agenzia nazionale”, citando l’indirizzo espresso in tal senso anche dalla Commissione Antimafia. Rispetto ai fallimenti delle aziende confiscate, la Orrù ha evidenziato “la necessità che tali aziende siano messe in condizioni di confrontarsi con il mercato e che vengano forniti alle stesse gli strumenti per poter diventare produttive al pari  di qualunque altra azienda economica sana, capace di creare lavoro e sviluppo”. “Perché ciò avvenga – ha spiegato la Orrù – è necessario che le aziende confiscate godano di adeguata pubblicità legale e commerciale al fine di poter essere “visibili” a quelle realtà intenzionate a rilevarle ed in grado di reimmetterle nel tessuto produttivo e, a tal scopo, potrebbe essere funzionale istituire un albo dei beni confiscati puntualmente aggiornato. Per far sì che tali aziende diventino effettivamente produttive è necessario che queste agiscano e siano gestite con reali criteri manageriali”.

La parlamentare, dopo avere ricordato come nel 2012 solo la Sicilia deteneva il 37% delle imprese sottratte alla criminalità su tutto il territorio nazionale (561 su 1.516), ha quindi citato due casi relativi alla provincia di Trapani: da un lato quello della Calcestruzzi Ericina Libera quale esempio virtuoso, dall’altro quello del gruppo 6 GDO per il quale di recente è stato dichiarato il fallimento dal Tribunale di Marsala.

“Davanti a casi emblematici come questo – ha continuato la senatrice Orrù – è necessario accelerare quel processo di riforma dell’Istituto dell’Agenzia in quanto non è ammissibile che il prezzo della crisi economica che ha generato disperazione e perdita di lavoro ovunque, sia comunque pagato doppiamente dai lavoratori. Non possiamo permettere che passi il messaggio che un’azienda venga chiusa per fallimento e si perda occupazione quando, sottratta alla mafia, passa tra i beni confiscati gestiti dall’agenzia preposta”.

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