I magistrati incontrano la stampa: “La riforma della Giustizia danneggia la democrazia”. Saladino e Natoli: “Riduzione delle ferie nasconde solo il reale problema”

Claudia Marchetti

I magistrati incontrano la stampa: “La riforma della Giustizia danneggia la democrazia”. Saladino e Natoli: “Riduzione delle ferie nasconde solo il reale problema”

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giovedì 30 Ottobre 2014 - 09:59

Si è tenuta ieri, presso l’Aula Gip e Gup del Tribunale di piazza Borsellino, una conferenza stampa dell’Associazione Nazionale Magistrati, sezione di Marsala, per parlare della tanto discussa riforma della Giustizia italiana che sta mettendo in serio pericolo non solo la categoria ma anche l’intera democrazia del Paese. Ed i magistrati lilybetani – rappresentanti da Marcello Saladino, dal Presidente del Tribunale, Gioacchino e dai giudici Gianluca Fiorella e Giuseppe Boccarrato – hanno voluto esprimere tutto il loro dissenso sui progetti di riforme delineati dall’attuale Governo ma anche la preoccupazione che possa passare come messaggio che la Magistratura sia inefficiente, un modo per celare i veri problemi della Giustizia italiana.

I principali nodi che allarmano i magistrati riguardano il decreto sulla riforma che prevede la riduzione di un terzo delle ferie (già votato al Senato e passato alla Camera), la nuova responsabilità civile dei magistrati (ovvero larivalsa indiretta fino al 50% dello stipendio) e la riduzione dei tempi dei processi civili che, secondo il testo di riforma, dovrebbero concludersi entro un anno. Ma tutti i problemi presenti nel settore giudiziario non devono, come ha detto Saladino, essere imputati al magistrato la cui figura rischia di essere “schiavizzata”. “Se c’è una classe dirigente che vuole risollevare le sorti della Giustizia nel nostro Paese – ha detto il Presidente dell’ANM di Marsala – è la nostra. Noi abbiamo tutto l’interesse a non far durare a lungo i processi”… come peraltro previsto dalla Convenzione dei Diritti dell’Uomo all’art. 6. Accelerare i tempi dei giudizi civili però, come hanno dichiarato Boccarrato e Fiorella, non vuol dire fissare come tempo limite quello di un anno. “Per depositare documenti e memorie i termini obbligatori ricadono in un arco di tempo di 9 mesi, per cui rimangono solo 3 mesi per definire un processo. Inoltre i termini per deporre le sentenze decorrono anche durante le ferie solo per i magistrati e c’è da considerare il periodo delle feste comandate. Come si può pensare che i mali della Giustizia italiana siano da imputare alle nostre ferie?”. A loro ha fatto eco Saladino: “Noi possiamo anche rinunciare alle nostre ferie ma questo non elimina il problema”. Altro punto è “… la banalizzazione del tema della responsabilità civile dei magistrati, col ricorso a slogan che non tengono conto della specificità della funzione giudiziaria, col rischio di promuovere una giustizia non più giusta che lasci il cittadino privo di una reale tutela”.

Il Presidente Natoli ha sottolineato a tal fine quanto falso sia il messaggio che viene veicolato da chi governa circa l’improduttività della magistratura. “Secondo i dati elaborati dal massimo organo del Consiglio d’Europa, l’Italia è al primo posto per produttività, con oltre 2 milioni ed 800mila cause civili e con oltre 1 milione e 200mila procedimenti penali definiti in un solo anno. Soltanto l’impegno straordinario dei magistrati e del personale di cancelleria ha consentito di consolidare la tendenza verso una lenta ma progressiva riduzione delle pendenze nel settore civile e del lavoro. I problemi tecnici della Giustizia persistono da 25 anni ed hanno bisogno di essere affrontati attentamente attraverso interventi strutturali ed una sinergia tra i poteri. In questo – ha precisato Natoli – gioca un ruolo fondamentale la libertà di stampa, sono i giornali, le televisioni, chi ha in mano la comunicazione che può far passare un giusto messaggio: la Magistratura rivendica efficienza e decoro”.

Infine, un richiamo alla nostra Costituzione che ancora oggi risulta non applicata in toto (in particolare per quanto riguarda scioperi e sindacati) ma che è un modello per i sistemi giudiziari di altri Paesi, non ultima la Cina. Ma i problemi nel settore sono anche altri: l’assenza di seri investimenti in personale e strumenti di lavoro ed un dibattito pubblico quasi sempre superficiale che fa dei magistrati una casta. “Rifiutiamo le polemiche, vogliamo un confronto sul tema – ha infine ribadito Saladino –. Per questo il prossimo 9 novembre l’Associazione nazionale magistrati si riunirà in un’assemblea generale”.

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