I nuovi eroi

redazione

Marsala

I nuovi eroi

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venerdì 10 Febbraio 2017 - 07:30

Siamo a Mestre, vicino Venezia. Martina Camuffo, anni 36, viene assunta al nono mese di gravidanza. L’azienda si chiama “The creative way” e si occupa di web design e web development. Al bar, fra un vaffa ad Al Bano e un “ma Giorgia è veramente brava!”, pensavano che development fosse una parolaccia e invece…significa che sviluppano applicazioni per il web. Il nostro eroe, quello che ha firmato l’assunzione, si chiama Schiavon. Commozione in tutto il paese perché ha detto che lo ha fatto perché sua moglie quando era gravida fu licenziata (perché ci devi passare prima di capire cosa è giusto). Rimane il fatto che stiamo parlando di un settore dove, se vuoi sfondare, devi avere una mentalità molto aperta. Devi crederci e parecchio. In tutti i settori è così? Ni. I lavori creativi sono sempre dei punti interrogativi (la rima alla Clementino non è voluta). A Sanremo intanto, nella serata dell’otto, un onesto e umile ex lavoratore, irrompe sul palco dell’Ariston per dire che non tutti i dipendenti pubblici sono lavativi come oggi si pensa.

Pare, addirittura, che il brav’uomo non si sia mai assentato un giorno dal lavoro. Sembra si un festival, ma non della canzone. Delle cose inutili. E non staremo qui a parlare di disoccupazione e dei relativi dati. Non servirebbe. Torniamo a Mestre e proviamo a pensare come Schiavon: “prendo una che so che è brava anche se è incinta. Fra cinque mesi mi sarà molto utile”. Ma siamo in Italia e, come sempre succede, tutti pronti, politici in prima linea, a salire sul carro del vincitore. Imprenditori (padroni) che dicono di fare o aver fatto la stessa cosa e politici…ecco, l’ex premier Matteo Renzi scrive di aver chiamato Schiavon e di essersi complimentato con lui, e lo ha fatto, scrive sempre il nipote di Pupo, da semplice cittadino. Se mi passate il numero anch’io voglio chiamare Schiavon e gli voglio dire: “caro Samuele, quando tutti saranno saliti sul tuo carro avvisami che ti do una mano a spingerlo giù…”. Ma il problema non è neanche la vanità di Renzi sui social. Il problema è vantarsi di aver fatto una cosa di cui ci si dovrebbe vergognare.

Ninny Bornice

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