I panificatori marsalesi si preparano a lasciare il sindacato

Gaspare De Blasi

I panificatori marsalesi si preparano a lasciare il sindacato

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lunedì 04 Agosto 2014 - 16:02

Come  recentemente è successo nella vicina città di  Mazara del Vallo, i panificatori di Marsala stanno per intraprendere un’azione per cercare di uniformare l’azione della categoria al fine di rilanciare il settore colpito da una grave crisi. E’ la sintesi di quanto ci ha esposto il presidente del panificatori marsalesi aderenti alla Cna, Giuseppe Bonafede. “ Il primo intervento è quello di cercare di adeguare il prezzo del pane a 2,40 euro al Kg, naturalmente si tratta di un prezzo consigliato – afferma il sindacalista – perché nessuno è obbligato a praticarlo e tanto meno la categoria vuole “fare cartello” a danno dai cittadini utenti”. I panificatori chiedono uno sforzo alla cittadinanza poiché tale aumento è dovuto, secondo i rappresentanti  della categoria, agli eccessivi costi di produzione artigianale del pane, ai costi del lavoro e all’elevata tassazione che viene loro imposta. “Abbiamo calcolato – continua Bonafede – mediante analisi dei costi di produzione del pane, che i panificatori sono costretti a dismettere le attività perché spesso in perdita con i costi di gestione di produzione. La produzione artigianale di un bene di prima necessità come il pane interessa tutta la collettività e non solo le famiglie che vivono di questa attività, che sono comunque tante. Famiglie di operai che svolgendo questo lavoro vengono necessariamente coinvolti, essendo la presenza dei panificatori nel territorio una ricchezza sociale prima che economica”. Bonafede ricorda coma la sua associazione abbia sostenuto tante battaglie, prima fra tutte quella contro l’abusivismo nel settore. “Abbiamo incontrato le autorità, il dirigente del settore e il comandante della Polizia municipale e nonostante le promesse e l’impegno i risultati sono stati scarsi”. Ma Bonafede si dice anche deluso dell’atteggiamento del suo sindacato “La Cna ci ha spesso lasciati soli – conclude –. A questo punto tanto vale puntare su una associazione autonoma che tuteli soltanto i nostri interessi di categoria”.

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