I tappi

Vincenzo Figlioli

Marsala

I tappi

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martedì 10 Ottobre 2017 - 06:22

Sbirciando le liste dei candidati all’Ars emergono tanti nomi noti, protagonisti di mille battaglie e un’infinità di tappabuchi (il termine è poco elegante, ma non saprei definirli diversamente). E’ vero, ci sono anche alcuni outsider che potrebbero rappresentare potenziali sorprese il prossimo 5 novembre. Tuttavia, si tratta di presenze sparute e spesso poco rappresentative. Poi ci sono quelli che hanno detto “no”. Mai come in queste ore ci è capitato di leggere comunicati ufficiali di associazioni o movimenti civici del territorio trapanese che hanno spiegato la loro scelta di non partecipare a queste elezioni regionali. E’ il caso di Abc ad Alcamo e Cambia Menti a Castellammare. Ma anche Cambiamo Marsala, la lista civica promossa a supporto del sindaco Alberto Di Girolamo due anni fa e poi costituitasi in associazione non ha voluto partecipare con i propri rappresentanti alla competizione elettorale. Nè c’è traccia di alcun candidato riferibile a Cambia Petrosino, il movimento che appena quattro mesi ha dato un contributo determinante alla rielezione di Gaspare Giacalone nell’ambito di un progetto politico che mira ad esportare buone pratiche amministrative anche oltre i confini municipali.

In maniera più o meno ufficiale, un po’ tutti i soggetti qui menzionati sono concordi nel dire che non c’erano le condizioni per una partecipazione alla campagna elettorale. E’ compito di chi osserva la politica, a questo punto, chiedersi cosa abbia impedito il materializzarsi di tali condizioni. Probabilmente la riduzione da 7 a 5 dei seggi dell’Ars destinati alla provincia di Trapani. O l’incapacità di alcuni partiti di prevedere uno stop ai mandati elettorali dei propri rappresentanti in modo da favorire la valorizzazione di altre forze. O, ancora, il vecchio vizio siciliano del trasformismo che porta i soliti noti ad attraversare sigle politiche di ogni schieramento per tentare l’elezione, salvo poi accomodarsi altrove una volta raggiunto il proprio obiettivo. In alcuni casi, infine, è mancato il coraggio. Quello che in passato portava le personalità emergenti a rischiare anche di bruciarsi nel tentativo di sfidare l’establishment dall’interno, nell’ambito di battaglie politiche che naturalmente non erano costruite in maniera improvvisata dalla sera alla mattina, ma frutto di progettualità e programmazione.

10L’insieme di questi fattori ha determinato l’abbandono da parte di tanti potenziali candidati, che avrebbero potuto dare rappresentanza alle istanze di cambiamento che fioriscono nella società civile tra una campagna elettorale e l’altra a prescindere dalla politica e che poi non trovano spazio né attenzione nelle stanze dei bottoni. Tutto ciò, naturalmente, non si può rimproverare ai 5 Stelle: si può discutere sulle modalità di selezione interna, ma resta il fatto che i pentastellati, accanto agli uscenti (reduci da un solo mandato) propongono volti davvero nuovi che incarnano un’idea sincera di rinnovamento della classe dirigente. Altrove, vediamo tanti buoni propositi, spesso soffocati dai soliti “tappi” che impediscono la fuoriuscita delle energie che potrebbero rianimare la nostra terra. Attenderne la decomposizione non è però la soluzione migliore, perchè anche il contenuto delle migliori bottiglie, dopo un po’, rischia di perdere qualità ed effervescenza, risultando così inadeguato rispetto alle aspettative di chi ne dovrebbe beneficiare.

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