Identità e Luoghi

Vincenzo Figlioli

Identità e Luoghi

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mercoledì 01 Aprile 2015 - 10:49

Incontro tra scrittori: Rawi Hage, Chang-Rae Lee, Madeleine Thien, Kim Thúy

“Il Festival Letterario The Bookworm (Pechino, Rep. Pop. Cinese, 13-29 Marzo 2015)”

Una Celebrazione di Letteratura e Idee / http://bookwormfestival.com/

Il catalogo del festival introduce così l’evento. L’Identità è un soggetto familiare per molti scrittori di questo festival. Che questo si riferisca alle identità intrecciate che costituiscono le moderne società multiculturali, l’isolamento e il dislocamento vissuto dalla prima generazione di migranti, o il sentimento dell’essere intrappolato tra mondi diversi, sono tutte questioni che stanno solo aumentando in rapporto al comprimersi del nostro mondo. Un incontro tra celebrità letterarie discuterà come la loro comprensione dell’identità forma e modella loro stessi, la loro visione del mondo, e i loro lavori.

Rawi Hage, Chang-Rae Lee, Madeleine Thien, Kim Thúy hanno 2 cose in comune: sono scrittori e vivono in Canada. Nelle loro vite, le ragioni per lasciare il proprio paese di origine e trasferirsi altrove sono state alquanto diverse, condizionate spesso dalle scelte dei loro genitori. Per Kim Thúy, di origini Vietnamiti, sono stati motivi storico-politici, legati alla guerra in Vietnam, che hanno spinto l’intera famiglia a chiedere asilo all’estero. “Riuscimmo a salire a bordo (dei barconi) dimostrando di avere un lontano antenato Cinese” – spiega Kim Thúy. “Fu come giocare con la propria identità, quella che non hai mai chiesto o che non hai mai voluto”. E poi, in Malesia, in attesa di essere accettati dal Canada, “vivemmo per 4 mesi in uno stato di ‘non-nazionalità’, la nostra era un’identità senza nazionalità.” “Raggiungi la percezione di essere come acqua, un’esistenza fluida, e di essere felice di stare in un bicchiere di qualsiasi forma”. Per Madeleine Thien, di origini Sino-Malesiane, nata in Canada, l’identità è legata ai ricordi del passato e a quelli della famiglia. Nel suo libro, “Cani Al Perimetro”, indaga sull’annullamento dell’identità, come unica via d’uscita per sopravvivere, sui danni a lungo termine che il conflitto e il dolore lasciano nella vita e nella mente delle persone nella Cambogia dilaniata dai Khmer rossi.

Per Rawi Hage, di origini Libanesi, l’identità e i luoghi sono interconnessi. I luoghi sono degli spazi per realizzare se stesso e la sua identità. Per Chang-Rae Lee, di origini Coreane, i suoi romanzi non focalizzano sul passato, ma sul presente e sul linguaggio. La lingua che parli e con cui ti esprimi costruisce e modella la tua identità. Il suo lavoro celebra la lingua perché alla domanda Chi sono io?, la lingua in cui ti esprimi definisce il modo in cui ti adatti o no ad un luogo, proiettando all’esterno una versione di te, l’identità cioè non è definita. E spiega: “Il concetto d’identità nasce dentro di noi. È una questione prodotta da noi stessi, che forse si risolverebbe semplicemente con il non pensare al concetto dell’identità. Lo scrivere di un luogo è in realtà scrivere del “mio” luogo. Mi chiedo come lottare con l’idea di appartenere a un luogo a tutti i costi. Mi accorgo così che un luogo non è geografico, può essere semplicemente il desiderio di avere un luogo che riconosci come quello al quale appartieni perché ci sei cresciuto condividendo amicizie, ricordi e memorie con altri.” Per Kim Thúy, i luoghi sono spesso legati a delle sensazioni, quindi luoghi non intesi come spazi fisici, ma come stati della mente che generano nostalgia. L’identità è legata a un luogo perché certe sensazioni sono legate ai ricordi di quel luogo. E aggiunge: “Scrivo nella lingua in cui mi ritrovo a riflettere. In alcune lingue non esiste una varietà di parole per esprimere dei concetti. In Vietnamita c’è un solo modo per dire ‘neve’, ma ne esistono 15 in Eschimese. La lingua influenza la cultura e viceversa. E per chi parla più lingue, quella d’origine e quella acquisita da una 2a nazionalità, scegliere di scrivere in una lingua o nell’altra può diventare una scelta politica.”

Mi chiedo, quanto l’identità di un individuo è indipendente o immune dal luogo in cui vive? Il luogo di nascita e la sua Storia, la cultura e le tradizioni dei genitori costituiscono un’eredità inseparabile dalla propria identità? I luoghi d’origine sono le radici di un’identità, o Identità e Luoghi sono scelte di vita? La nostra identità può essere attratta dal luogo in cui vogliamo vivere? La nostra identità è definita o è soggetta inevitabilmente a cambiare? Quali dati in più su una Carta d’Identità annullerebbero quei pregiudizi che la nazionalità o il colore della pelle spesso possono suscitare?

 Maria A. Ruggieri

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