Il rapporto con il “no”

Vincenzo Figlioli

Marsala

Il rapporto con il “no”

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venerdì 03 Febbraio 2017 - 06:27

In questi giorni, l’opinione pubblica globale sta seguendo con un mix di curiosità e preoccupazione le prime mosse del presidente americano Donald Trump. Tra le notizie raccontate dai nostri media, una in particolare mi ha fatto riflettere: mille funzionari del Dipartimento di Stato hanno sottoscritto un memorandum contro il provvedimento varato dall’amministrazione Trump che sospende l’accoglienza ai rifugiati e vieta l’ingresso negli Usa ai cittadini provenienti da sette paesi islamici. Si può dire di tutto sugli Stati Uniti e sulle loro contraddizioni: ma riuscite a immaginare mille funzionari della pubblica amministrazione italiana che firmano un documento per protestare contro una decisione del proprio governo (nazionale o regionale che sia…)?

Tutto ciò la dice lunga su quanto la cultura americana (anche nel mondo del lavoro) sia diversa dalla nostra. Questione di mentalità (sicuramente), ma anche di procedure di accesso all’impiego pubblico che negli States sono notoriamente diverse rispetto alle nostre latitudini. Sinceramente, faccio fatica a ritenere plausibile l’ipotesi di un ammutinamento da parte di un drappello di impiegati comunali (o di funzionari regionali) contro un sindaco appena eletto (o un presidente della Regione, fresco di incoronazione elettorale). Tendo più a immaginarmeli pronti a saltare sul carro del vincitore e diventare con gran disinvoltura “più realisti del re”. La storia d’Italia (e della Sicilia) è piena di esempi di trasformismo, che hanno ispirato memorabili pagine della letteratura e della cinematografia tricolore dal fascismo fino ai giorni nostri. Senza contare che un sistema in cui per anni si è andati avanti grazie alle amicizie “giuste” farà molta fatica a cambiare se le porte d’accesso per le nuove generazioni continuano a restare chiuse (come dimostrano gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile). Per carità, anche dalle nostre parti c’è chi si prepara a contestare Donald Trump e la politica americana nel Mediterraneo con una mobilitazione, avviata già da alcune settimane, che ha come obiettivo finale il G7 che si terrà a fine maggio a Taormina. L’impressione, però, è che la voglia di dire “no” sia ancora limitata a chi, in misura diversa,si trova fuori dalsistema. Per il resto, siamo ancora il Paese in cui solo 12 docenti universitari si rifiutarono di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.

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