Il volo negato

redazione

Marsala

Il volo negato

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giovedì 01 Marzo 2018 - 06:52

Tutti fatalisti: vedrete non accadrà nulla. E invece è accaduto. Dopo la sentenza (sulla quale non entreremo nel merito per mancanza di competenza) che bocciava l’aggiudicazione delle rotte da e per l’aeroporto Trapani Birgi alla compagnia Ryanair, quest’ultima ha deciso di spostare altrove i suoi “interessi” spostando altrove gran parte dei voli e lasciando soltanto un minimo di presenza dalle nostre parti. Prima di proseguire nelle nostre note facciamo due riflessioni. La prima, ma è mai possibile che uno scalo che abbiamo fatto diventare veicolo numero uno per la traballante economia della nostra provincia, debba dipendere da una sola compagnia aerea? La seconda, il ricorso contro l’aggiudicazione del bando è stato fatto dall’ Alitalia con il denaro pubblico. Compagnia di bandiera che peraltro non ha neppure partecipato alla gara. Riflettete. Noi non abbiamo soluzioni da proporre (ci viene in mente, ma non sappiamo se e come potrebbe essere praticabile la proposta di dare una proroga alla Ryanair). Potremmo dare le responsabilità alla politica (che ne ha davvero un mare), e chiudere queste note con le solite affermazioni di incapacità di una classe politica regionale che peraltro abbiamo appena eletto. Preferiamo però partire dagli…ultimi. Da quelli che ne avranno le conseguenze maggiori se non esclusive. I lavoratori dello scalo: già si annunciano riduzioni di personale. Del resto che ci stanno a fare in uno scalo dove atterrano pochissimi aerei? Dietro questi lavoratori ci sono le famiglie e la dignità di chi ha investito il proprio futuro in quello stipendio. A proposito di investire, negli ultimi anni in tanti hanno abbandonato l’idea di coltivare il poco redditizio terreno di famiglia e lo hanno usato come pegno presso la banca per avere il denaro per creare un bed e breakfast. Altri lo stanno facendo magari ristrutturando vecchie case e quindi dando lavoro a muratori, carpentieri, falegnami ecc. E i giovani più intelligenti che lo hanno fatto prima, magari lasciando l’università per investire sul turismo? Basta andare nelle zone di Birgi e lungo la strada dello Stagnone per capire che cosa si è mosso in termini di economia. Ristoranti, piccoli chioschi, affitti di materiale adatto allo sport acquatico che con l’arrivo dei turisti interessati al kitesurf sono nati e hanno dato lavoro. E adesso? Adesso salta non solo la stagione estiva prossima, ma regna anche l’incertezza su quelle future. Verrebbe da scrivere che non abbiamo una classe politica capace di difendere il territorio. E forse è davvero così. Se ci sbagliamo (e speriamo di farlo) invitiamo chi ha il potere e il dovere di intervenire a farlo sul serio senza proclami e denunce, ma con fatti concreti.

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