La ferocia di Nicola Lagioia

redazione

La ferocia di Nicola Lagioia

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venerdì 28 Agosto 2015 - 10:50

Ho avuto grosse difficoltà a leggere il libro di cui vi parlerò oggi. Persino adesso che da poco ho finito di sfogliare le ultime pagine per portare a compimento la lettura della tragica storia che il romanzo “La ferocia” di Nicola Lagioia, vincitore del premio Strega di quest’anno, non sono tanto sicuro che sia un bel libro. Ho avuto tra le mani il testo fin dalla sua uscita, i romanzi della casa editrice Einaudi sono sempre una buona assicurazione su di un libro che difficilmente ti deluderà leggendolo. Prima di riuscire a completare la lettura ho iniziato questo romanzo più volte non riuscendo ad andare oltre la scena iniziale che resta per me inquietante, ancora ora che conosco l’intera storia e il senso si è svelato.

La scrittura di Nicola Lagioia è come dire destrutturata, l’autore sembra aver volutamente tolto linearità ai fatti narrati. È forse questo l’aspetto tecnico che ha spinto la giuria ad assegnare il premio allo scrittore pugliese? La storia è ambientata in Puglia, precisamente nella città di Bari e dintorni. La scena iniziale si svolge sulla statale Taranto -Bari, ed è un incipit che viene ripetuto più volte nel romanzo come un ritornello di una canzone, forse è più corretto dire come il tema ricorrente di una musica ripetitiva in cui di volta in volta l’autore aggiunge un tassello. Certo è interessante e lodevole il tentativo di sperimentare forme di scrittura creative che ad esempio in alcuni passaggi si avvicinano molto alla poesia, tuttavia il risultato non è sempre convincente come deludenti risultano le scene in cui con lente d’ingrandimento simile ad una telecamera da documentario l’autore descrive azioni di piccoli animali sulla scena del racconto. Interessante è lo scenario in cui si svolge la vicenda, la città di Bari qui descritta in maniera diversa, in luoghi differenti dalla Bari dei gialli di Gianrico Carofiglio. Lo spaccato sociale in cui si svolgono i fatti restituisce la tragicità di un Sud infetto difficilmente guaribile da una ferocia che travolge tutti, soprattutto i giovani come i due principali protagonisti della storia. Di questo aspetto del romanzo, che resta il più bello, faremmo volentieri a meno ma il tragico sfondo storico fatto di società ampiamente corrotta che esce fuori da questo libro ci fa capire in che razza di guai stiamo vivendo.

Vincenzo Piccione

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