La solitudine del Presidente

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

La solitudine del Presidente

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martedì 30 Giugno 2015 - 16:58

E’ sempre più solo Rosario Crocetta. Di giorno in giorno il suo governo perde pezzi e credibilità. Le dimissioni di Lucia Borsellino, infatti, non rappresentano il semplice passo indietro di un assessore tra tanti. Ma la rinuncia di una figura che fin dall’inizio era stata il punto chiave di un progetto che, almeno a parole, intendeva rivoluzionare la Sicilia. Sopravvissuta a tre rimpasti, la Borsellino era ormai diventata la foglia di fico dietro cui Crocetta e i suoi sostenitori si rifugiavano davanti a ogni attacco. Di fronte a chi accusava l’ex sindaco di Gela di avere una coalizione e una squadra di governo sempre più simile a quella di Raffaele Lombardo, il presidente e i suoi sostenitori fino a ieri potevano rispondere “Noi abbiamo Lucia Borsellino”. E sicuramente, una donna con la sua storia familiare in un settore che era stato per anni feudo incontrastato di affaristi di vario genere, impastati di frequentazioni mafiose, era una delle migliori garanzie possibili per chi sapeva che proprio dalla sanità regionale si sarebbe dovuto partire per cominciare la rivoluzione. Senza contare che la Borsellino conosceva già la materia, essendo già stata direttore generale dell’assessorato negli anni di Massimo Russo. Le sue dimissioni, segnano la fine di un progetto e di una stagione, che ha visto Crocetta perdersi tra mille giravolte dopo un promettente avvio. Mentre il suo Pd (che del resto non lo ha mai davvero amato) sembra sul punto di mollarlo definitivamente per puntare tutto su Davide Faraone. Con ogni probabilità, nelle prossime ore il Presidente tornerà a tirar fuori gli artigli, magari nominerà un nuovo assessore, andando ancora a pescare nel mondo dell’antimafia. Alzerà ancora il tiro contro gli oppositori e il “fuoco amico”, salvo poi, lontano dai microfoni, cercare di ricucire i rapporti, sperando di sopravvivere qualche altro mese. Una scelta che lo renderebbe sempre più simile al fantasma di se stesso e a quel sindaco di Gela che aveva combattuto la mafia con le parole e con i fatti, fino a meritarsi la fiducia dei siciliani che volevano davvero cambiare registro dopo Cuffaro, Lombardo e i loro catastrofici governi. Preferiremmo sbagliarci, e scoprire che nelle prossime ore Crocetta deciderà di dimettersi, mandando a quel paese trasformisti, opportunisti e cattivi consiglieri, sottraendosi a una mozione di sfiducia che sarebbe una tragica Caporetto per la sua storia politica.

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