L’anima di Francois Cheng

redazione

L’anima di Francois Cheng

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giovedì 08 Febbraio 2018 - 10:19
Ma io un’anima ce l’ho?
Questa è una domanda che almeno una volta nella vita ci siamo posti tutti quanti. Capita spesso che l’interrogativo esistenziale si presenti in una fase delicata della nostra vita in cui troppi interrogativi non hanno una risposta, l’adolescenza. Personalmente più volte nel corso degli anni ho affrontato la questione perché per fortuna non viviamo solo di affanni del quotidiano ma abbiamo bisogno tutti quanti di qualcosa di immateriale, appunto dell’anima.
Il bellissimo libro dello scrittore franco-cinese Francois Cheng, pubblicato dalla casa editrice Bollati Boringhieri, intitolato “L’anima”, riesce, attraverso l’artificio letterario di sette lettere scritte tra la primavera e l’autunno ad un’amica ritrovata dopo tanti anni, a dare un significato profondo al termine.
E’ un libro delizioso per diverse motivazioni. Intanto il registro medio che non disdegna in più punti un lessico ricercato, funzionale ai concetti filosofici che la materia trattata necessariamente richiede. L’autore, accademico di Francia, riesce a farlo con leggerezza. Nemmeno il tono didascalico che ritroviamo ad inizio di ogni lettera risulta fastidioso perché, magistralmente Francois Cheng riesce a dipanare uno degli inghippi che spesso incontriamo quando ci capita di riflettere sul tema: animo, spirito o anima?
Leggendo questo epistolario saremo aiutati a fare chiarezza su alcune questioni e nel frattempo conosceremo la visione dell’anima dal punto di vista della cultura orientale.
Ho amato tantissimo il tono nostalgico che attraversa tutti i ragionamenti dello scrittore francese, l’amica ritrovata, forse un vecchio amore, l’incontro fortuito in metropolitana, e il ritrovarsi attraverso queste lettere a ragionar di anima.
Ma tu un’anima ce l’hai?
Alla fine, resta l’anima. In ogni essere, il corpo può conoscere la decadenza e la mente la menomazione. Resta questa entità irriducibile, che vi palpita da sempre, che è il segno della sua unicità. Se non è completamente sopraffatta, annientata dalla sua parte di pulsioni distruttrici, l’anima si lega alla corrente della vita in divenire – la Via –, perché dipende dal Soffio originario, che è il principio di vita stesso. Aum-anima, anima-aum.
Vincenzo Piccione

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