L’ex deputato regionale Pino Giammarinaro indagato per appropriazione indebita aggravata in concorso

Chiara Putaggio

L’ex deputato regionale Pino Giammarinaro indagato per appropriazione indebita aggravata in concorso

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mercoledì 25 Febbraio 2015 - 20:52

In sei sono stati raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini effettuate dalla sezione di pg della Guardia di Finanza

L’ex deputato regionale Pino Giammarinaro, di 69 anni,  la moglie Giovanna CalistroAntonio Maniscalco, di 52 anni, Giuseppe Angelo, di 37, Fabrizio Chianetta, di 44, e Antonio Inzirillo, 48enne,  sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Il reato ipotizzato dalla Procura di Marsala è appropriazione indebita aggravata in concorso, che, secondo gli investigatori ammonterebbe a un milione e 200 mila euro, provenienti dalle casse di centri medici e di fisiokinesiterapia di cui Giammarinaro sarebbe stato “amministratore di fatto” e gli altri amministratori legali, soci o impiegati. A condurre l’indagine è stata la sezione di pg della Guardia difinanza della Procura di Marsala e coordinata dal procuratore capo Alberto Di Pisa e dal sostituto procuratore Nicola Scalabrini. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 2008 e il 2011. Secondo il difensore di Giammarinaro, Paolo Paladino: “appare evidente l’infondatezza dell’accusa”.

Si tratta dell’ennesima grana giudiziaria per l’ex deputato regionale, che nel 1994 venne raggiunto da due mandati di cattura, uno per concorso esterno in associazione mafiosa e uno per corruzione e concussione, proprio mentre sedeva tra gli scranni dell’Ars, da cui fu sospeso il 21 gennaio del 1995. Sfuggito alla cattura, visse due anni da latitante in Croazia, prima di decidere di costituirsi alla frontiera italo-slovena. Patteggiò la pena di un anno e dieci mesi per corruzione, concussione, associazione a delinquere e abuso d’ufficio, risarcendo l’unità sanitaria locale di Mazara del Vallo con una somma pari a 200 milioni di lire. Il processo per concorso esterno in associazione mafiosa si concluse invece con l’assoluzione, grazie anche agli effetti della riforma sul “giusto processo”. Il 17 maggio 2011 la sezione anticrimine della Questura di Trapani e la Guardia di Finanza hanno infine disposto un provvedimento di sequestro patrimoniale nei confronti di Pino Giammarinaro, per una cifra pari a 35 milioni di euro.

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