A lezione dalla partigiana Lidia Menapace

redazione

A lezione dalla partigiana Lidia Menapace

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martedì 25 Ottobre 2016 - 06:30

“Non volevo morire in guerra. Nessuno di noi voleva questo. Volevamo vivere. E lottare per la democrazia, per la libertà”.

Queste parole sono un inno alla vita. E a pronunciarle è una novantaduenne partigiana, una donna della Resistenza a cui dobbiamo molto. È grazie al coraggio di donne come lei che adesso viviamo in uno Stato di diritto. È grazie alla abnegazione e alla volontà di persone come lei che possiamo dirci liberi dal fascismo e dal nazismo. Lidia Menapace, al secolo Lidia Brisca, senatrice nella quindicesima legislatura della nostra Repubblica nei banchi di Rifondazione Comunista, ha i tratti dolci e uno sguardo determinato. La guardo mentre parla, seduta fra Letizia Colajanni e il professore Nino Rosolia. È minuta e ha negli occhi la luce interiore delle persone consapevoli del proprio valore. E nel parlare usa parole semplici e scelte che vanno dritte alla meta, come lame, come spine, come frecce.

Sabato scorso è stata ospite dell’ Istituto Tecnico Commerciale di Marsala sito in via Trapani. All’ incontro erano presenti anche il presidente ANPI sezione Marsala Giuseppe Nilo e il presidente provinciale ANPI Aldo Virzì .

L’ ho ascoltata mentre parlava della sua giovinezza e del fascismo che in quel tempo permeava e plasmava le vite di tutti e di quanto fosse difficile avere un pensiero diverso dal pensiero unico promulgato dalla retorica e dalla fanfara di regime.

Della parola Patria ne avevano piene le orecchie. Patria. Patria. Patria. Non sentivano altro che questo, e così tanto, da suonare a un certo punto come una parola vuota per quanto l’ enfasi fascista ne avesse fatto una specie di mantra da pronunciare in ogni dove. Quanto fosse dolce e decoroso morire per la patria era una grande bugia. La più grande che si potesse pronunciare ed elargire.

E l’ esortazione “Eia Eia Alalà” pervadeva le vite degli italiani. Era l’ esortazione alla battaglia, a offrire il petto al piombo nemico.

Ma uno Stato che inneggia alla morte, allo sprezzo del pericolo e alle armi, non ama il proprio popolo. Considera come dei numeri quegli individui nel pieno del vigore, della giovinezza, della vita non ancora vissuta ma costretti a partire e a morire per la guerra. Lei non ha fatto la Resistenza per amore di patria. È stata partigiana per amore della libertà, una sconosciuta affascinate tenuta a bada da un regime odioso.

Lidia Menapace ha vissuto molte vite. È stata staffetta. Ha portato il plastico addosso, a contatto con la pelle, tenendolo al caldo per evitare che esplodesse, ai compagni partigiani che l’ aspettavano per far saltare i ponti, per osteggiare l’ invasore tedesco, per cacciarlo dai territori occupati dopo l’ 8 Settembre. Lidia ha pedalato col fiato rammendato nei sentieri scoscesi dei boschi infiniti. Lidia ha portato nel cestino della bicicletta i giornali clandestini e antifascisti. E ha rischiato. Se l’ avessero scoperta l’ avrebbero torturata e uccisa, e lasciata come una rosa calpestata in mezzo al niente. Lidia ha vissuto. E come è bello ascoltare la sua testimonianza, il suo monito a non desistere dalla lotta, a impegnarci ad essere cittadini consapevoli in un tempo liquido e insidiato da interessi che fatichiamo a comprendere.

Capire. Ecco il verbo a lei, la mia adorata partigiana, tanto caro. Capire per non farsi imbrogliare, per andare fino in fondo, per difendersi.

Lidia la resistente è stata insegnante di liceo ed esponente dell’ UDI ed dell’ ANPI. È stata ed è tante donne in una. Nel giorno della sua laurea, uno dei relatori, per farle un complimento le disse che la sua tesi era “ frutto di un ingegno davvero virile”. Per quel professore soltanto un maschio avrebbe potuto concepire e scrivere e discutere una tesi così ricca ed esaustiva. E Lidia Brisca Menapace , nonostante la giovane età, rispose che era “ frutto di una donna isterica, ovvero dotata di Histeron, di utero. Lidia è stata ed è una battagliera femminista. Considera il movimento anzi come un fenomeno carsico, come un fiume che a tratti sprofonda nella terra per poi, ancora più impetuoso, riaffiorare in superficie.

“Senza le donne la Resistenza non ci sarebbe stata”. Queste sono sue parole. Le donne italiane hanno accolto e sfamato e nascosto i ricercati, gli sbandati, i feriti, i partigiani che senza il loro aiuto sarebbero finiti nei campi di concentramento o fucilati senza gloria dalla Weirmacht.

Tiziana Sferruggia, Lidia Menapace e Pino Nilo

Tiziana Sferruggia, Lidia Menapace e Pino Nilo

A sconfiggere il nazifascismo fu l’ odio di tutti i popoli oppressi. Nessuno ama essere invaso. Nessuno ama sottomettersi. Il nazismo fu un gigante d’ argilla. Un colosso di demoni che si nutriva di dolore e sofferenza e di sopraffazione. Soltanto l’ amore verso la libertà poteva minare le sue fondamenta e sconfiggerlo. E così è stato.

Lei c’ era. E ce l’ ha raccontato con voce ferma. E ha visto l’ umanità più profonda venire fuori dalla disumanità più assoluta. Lei è il nostro passato che non passa, che ci strattona, che merita attenzione e non oblio.

Ha rifiutato, a guerra finita, il riconoscimento economico per avere partecipato alla lotta di liberazione. Non era monetizzabile quello che aveva fatto, quello che aveva subito, quello che aveva patito. Quanti l’ avrebbero fatto?

“ Non siate idiotes”. Lidia Menapace ha concluso così il suo toccante intervento parlando ai tanti giovani presenti in aula. Idiotes. Parola greca che significa colui che si interessa esclusivamente delle cose proprie e non guarda aldilà del proprio orticello come se nulla intorno esistesse, come se non avesse nessuna ingerenza nella propria vita. Un messaggio forte per le nuove generazioni spesso distratte da apparenti soddisfazioni, da realtà virtuali.

Quando sono andata a stringerle la mano le ho confessato la mia adorazione. Mi ha guardata sorridendomi con quegli occhi benevoli e intelligenti. “ In effetti sono una conquistatrice”. Così mi ha risposto. Femminile. Femminista. Intensa e adorabile Lidia, la guerriera pacifista.

Tiziana Sferruggia

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