Lite al Lido Due Torri: misura cautelare per il gestore

redazione

Lite al Lido Due Torri: misura cautelare per il gestore

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martedì 10 Ottobre 2017 - 18:36

Nuova disavventura per Giuseppe De Vita, gestore del lido “Le due Torri” di San Teodoro. L’uomo è stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora presso il suddetto stabilimento balneare in seguito a un episodio avvenuto nei giorni scorsi. Questi i fatti: un nutrito gruppo di ciclisti, quantificati in 38 unità, è entrato all’interno del lido con le proprie bici per scattare alcune foto in modo da immortalare da uno dei punti più belli del litorale l’incantevole panorama dell’arcipelago dello Stagnone. Ad un certo punto, si è avvicinato loro il bagnino, facendo notare che per regolamento non potevano sostare sulla battigia con le bici e che sarebbero dovuti uscire. Ne è venuta fuori un’animata discussione, in seguito alla quale uno dei ciclisti ha affermato di essere un poliziotto, facendosi consegnare il tesserino del bagnino. A quel punto si è avvicinato nervosamente De Vita, che ha tolto dalle mani del ciclista il suddetto tesserino, non credendo che fosse un agente di polizia. Più tardi, si sono presentati al lido gli uomini del commissariato di polizia di Marsala assieme al collega, chiedendo i documenti al gestore del lido, che riconoscendo l’uomo con cui aveva avuto precedentemente l’alterco, ha detto che non li avrebbe consegnati. Dopo ulteriori momenti di tensione, i poliziotti hanno fermato De Vita, portandolo in commissariato. La misura iniziale degli arresti domiciliari è stata successivamente commutata, come detto, nel divieto di dimora presso il lido. Mercoledì alle 15, davanti al giudice Chiaromonte, si terrà il processo per direttissima per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. “Il mio assistito non ha precedenti penali”, sottolinea l’avvocato Giacomo Frazzitta (legale di De Vita) che dichiara di voler presentare ricorso al Tribunale del Riesame contro la misura restrittiva disposta, ritenendo che non ci fossero le condizioni per la reiterazione in concreto del reato o di inquinamento delle prove.

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