L’importanza di chiamarsi Alfano

Vincenzo Figlioli

Marsala

L’importanza di chiamarsi Alfano

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mercoledì 19 Ottobre 2016 - 06:29

Ogni giorno migliaia di insegnanti in Italia provano a convincere i propri studenti che studiando e impegnandosi potranno riuscire ad ottenere un lavoro gratificante e il riconoscimento di un ruolo socialmente rispettabile nella comunità. Poi i ragazzi tornano a casa e sentono dire che basta essere il fratello di un Ministro (neanche particolarmente brillante) per diventare segretario generale della Camera di commercio di Trapani o dirigente di Poste Italiane con uno stipendio di 200.000 € l’anno e un bagno chimico in ufficio del valore di 6000 €.

Non serve laurearsi velocemente o con il massimo dei voti. Nè serve un master o un curriculum di 20 pagine: basta il nome, anzi il cognome, e l’assunzione (come accaduto per il fratello del Ministro) può arrivare anche tramite il social network Linkedin. Quello di Alessandro Alfano, chiaramente, non è un caso isolato. Rientra perfettamente in un processo che il sociologo canadese Alain Deneault ha definito “affermazione della mediocrazia”: una condizione che si verifica nel momento in cui gran parte delle posizioni di potere vengono ricoperte da mediocri, capaci di collocarsi esattamente in mezzo in una ideale piramide che va dall’incompetenza assoluta all’eccellenza. Il mediocre gode di protezione politica, non contraddice mai il capo, concentra la sua indignazione su aspetti tendenzialmente marginali e di fronte a qualcuno che gli fa notare di aver approfittato di una parentela o di un’amicizia importante per fare carriera si difende sventolando il classico “così fan tutti”.

Ma del resto (tornando agli Alfano) anche il fratello maggiore non è mica diventato Ministro perchè gli sono state riconosciute le stimmate dello statista: ha iniziato a fare carriera scodinzolando più velocemente degli altri intorno a Silvio Berlusconi fino a farsi nominare Ministro della Giustizia. Caduto in disgrazia il capo, da buon mediocre ha trovato un modo per continuare a galleggiare, facendosi nominare Ministro degli Interni da Letta e Renzi con un partitino (il Nuovo Centro Destra) che ogni giorno perde pezzi. Al di là dello sconforto che storie del genere possono alimentare, va detto che carriere di questo tipo solitamente durano poco. Angelino Alfano è ormai agli ultimi giri di valzer e con lui anche il fratello Alessandro. Del resto, si sa, il ciclo dei mediocri si esaurisce solitamente nel giro di qualche anno. Anche perchè la concorrenza è agguerrita e c’è sempre qualche altro che si intrufola per vivere la sua effimera stagione di gloria. Dall’altra parte, le eccellenze, pur stentando maggiormente, alla fine riescono a restare più a lungo sulla cresta dell’onda. Agli insegnanti, dunque, il dovere di ricordarlo ai propri studenti nel caso in cui li vedessero arrivare la mattina a scuola con la tentazione di ricalcare le orme degli Alfano, piuttosto che di Dario Fo, Carlo Rubbia o Rita Levi Montalcini.

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