L’indispensabile Angelino

Vincenzo Figlioli

Marsala

L’indispensabile Angelino

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martedì 13 Dicembre 2016 - 07:00

Nasce dunque il governo Gentiloni. Un esecutivo che potrebbe durare fino al completamento della legislatura o solo pochi mesi, difficile dirlo. Sicuramente si muoverà in sostanziale continuità con il governo Renzi, così come lo stesso neopresidente ha dichiarato subito dopo aver ricevuto l’incarico da parte del presidente Mattarella.

Confermatissimo anche Angelino Alfano, che continuerà a rappresentare la Sicilia, spostandosi dagli Interni agli Esteri. Un trasloco che somiglia quasi a una promozione per il leader di quel che resta del Nuovo Centro Destra, capace di accumulare più Ministeri che voti nel giro di pochi anni: lo abbiamo visto infatti vestire lo scomodo abito di Guardasigilli durante l’ultimo governo Berlusconi e guidare il Viminale (con Letta prima e Renzi poi) facendo fronte ai piani antiterrorismo e all’emergenza migranti con la stessa sicumera con cui si presenta davanti alle tv ogni volta che c’è da rilasciare una dichiarazione rassicurante.

Nel frattempo, come abbiamo già scritto, ha seguito (immaginiamo con affettuoso distacco) il fratello Alessandro far carriera tra la Camera di Commercio di Trapani e le Poste Italiane, con uno stipendio di 200.000 € l’anno.

Cosa abbia fatto di buono Angelino Alfano per meritare tanto rispetto, francamente ci sfugge, considerando che il suo micropartito è accreditato di percentuali ogni giorno più ridotte. Eppure, l’impressione è che ogni governo che arrivi non potrebbe mai farne a meno. E alle prossime elezioni, chissà, potremmo ritrovarci anche lui nel Pd ad ingrossare le fila dei transfughi del berlusconismo in cerca di un nuovo centro di gravità più o meno permanente.

Cosa abbiamo fatto noi siciliani per meritare un rappresentante come Alfano nelle istituzioni è invece un argomento che meriterebbe ulteriori approfondimenti e su cui servirebbe un ragionamento ben più articolato, a proposito della modalità di selezione della classe dirigente. Un problema antico, che naturalmente non nasce con Alfano, né con Scilipoti o Schifani, ma che continua a condizionare i destini siciliani esattamente come durante la Prima Repubblica.

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