L'Italia senza Mondiali

Vincenzo Figlioli

Marsala

L'Italia senza Mondiali

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giovedì 21 Giugno 2018 - 06:43

Sarebbe servito come il pane, avere la Nazionale Italiana al Mondiale. Nel clima di forte tensione politica che si respira in questi mesi in Italia, sarebbe probabilmente stato di grande aiuto il consueto rito delle “notti magiche” in cui tifare la maglia azzurra e il tricolore per sentirsi un po’ meno divisi. Se le cose fossero andate bene, saremmo tornati gioiosamente per le strade dimenticando per qualche settimana buona parte dei nostri problemi, un po’ come nelle estati del 1982 o del 2006. Avremmo invaso le piazze dimenticando di esserci scannati sui social per le sorti della nave Aquarius, la flat tax, i vaccini, la schedatura dei rom o il reddito di cittadinanza. Se poi a risultare decisivo fosse stato quel folle genio di Mario Balotelli, ci saremmo ritrovati anche i seguaci di Salvini o di Casa Pound a cantare le gesta di un rappresentante della comunità italiana dai tratti somatici diversi rispetto ai canoni da loro preferiti. E chissà che qualche barriera mentale non sarebbe caduta anche nei confronti di tanti altri Balotelli di provincia che incontriamo quotidianamente per le strade delle nostre città.
Per colpa del signor Ventura, ci tocca invece assistere malinconicamente ai Mondiali che si stanno disputando in Russia, immaginando come sarebbe stato affrontare Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar o Kane. E, contestualmente, ci rendiamo conto di non aver un diversivo valido per volgere la testa dall’altro lato di fronte a quello che lo scenario politico propone. In passato, magari, qualche governo ha anche approfittato della sbornia calcistica per far passare provvedimenti impopolari, scommettendo sulla distrazione collettiva. Del resto, come disse Winston Churchill, è noto che “gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.
Stavolta, in mancanza di un’arma di distrazione di massa potente come i Mondiali, il governo Conte ha gli occhi e le orecchie dell’Italia intera addosso. Così, fortunatamente, non stanno passando in sordina gli sproloqui quotidiani di Matteo Salvini, né si stanno seguendo con distrazione le mosse dell’esecutivo. Era ora, verrebbe da dire. Non sempre è stato così. Talvolta, nella storia d’Italia, accade infatti che gli abitanti del Bel Paese mettano per un po’ di tempo da parte i propri affari e si concentrino sull’interesse pubblico. Che poi è quello che dovrebbe accadere sempre. Con la politica non vale il “lasciamoli lavorare” che viene ripetuto come un disco rotto dai tempi di Berlusconi. Vale l’idea che il cittadino sia vigile e attento sulle leggi che vengono approvate in Parlamento, sulle azioni intraprese dal Governo, così come dalle amministrazioni locali. Vale la fatica di superare la logica del tifo, mutuata proprio dal calcio, per acquisire informazioni selezionando fonti attendibili e autorevoli.
Se questi Mondiali senza la Nazionale serviranno quantomeno a favorire la concentrazione degli italiani sui temi di maggiore importanza politica, economica e sociale, allora potrebbe essere stato persino un sacrificio utile. Purchè, naturalmente, tra 4 anni si riesca a fare quello che altri Paesi fanno da sempre: partecipare gioiosamente ai Campionati del Mondo di calcio senza abbassare l’attenzione sulle cose davvero importanti per il nostro futuro.

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