Lo sport invisibile

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Lo sport invisibile

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mercoledì 16 Settembre 2015 - 07:30

Di sport si parla spesso (e volentieri) di fronte a grandi successi delle Nazionali o degli atleti che portano nel mondo i colori della nostra bandiera. Si parla molto meno, invece, di quanto sia difficile praticare le diverse discipline nel nostro Paese. Così, per una Flavia Pennetta che vince gli Us Open o un Fabio Aru che trionfa alla Vuelta di Spagna, ci sono migliaia di atleti che arrancano tra strutture inadeguate, finendo spesso per affidarsi a quelle delle forze armate. In tempi di spending review è difficile immaginare un’inversione di tendenza. Tuttavia, è utile ricordare, per restare al nostro territorio, che il Palasport è chiuso da anni, che il campo di Strasatti e il Palazzetto di Petrosino sono rimasti a lungo senza luce a causa di ripetuti furti di cavi di rame, mentre quello di Paolini è ancora incompleto e quello di Terrenove – Bambina si è da tempo trasformato in un terreno incolto. Villa Damiani, un tempo fiore all’occhiello dell’impiantistica sportiva marsalese, è ormai un rudere decadente, e poi c’è la questione degli istituti scolastici: quanti di essi possono usufruire di palestre e attrezzature adeguate? In tutto ciò, ci sarebbe anche una campionessa di vela, Laura Linares, che si sta impegnando con tutte le sue forze per guadagnarsi la partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del prossimo anno – sarebbe un fatto storico per il nostro territorio – trovando supporto solo negli sponsor privati. Al di là delle potenziali occasioni che abbiamo perduto in questi anni anche per non aver saputo mettere in piedi una programmazione mirata sullo sport, c’è poi un altro aspetto, non meno importante, che dovremmo considerare: il suo valore sociale. Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1992 (esattamente 23 anni fa) aveva capito che con un campetto e una palla poteva distogliere i giovani di Brancaccio dalle sirene del reclutamento mafioso. In molte aree della nostra città (a cominciare dai Salesiani) si fa un ottimo lavoro in tal senso. E anche il presidio di Libera ha spesso puntato sullo sport per promuovere i valori della legalità nei quartieri a rischio. Quel che è mancato, in questi anni, è stato un supporto convinto e costante a iniziative di questo genere. Dimenticando che un giovane sottratto alla strada vale almeno quanto un titolo iridato.

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