L’Omicidio stradale

Claudia Marchetti

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L’Omicidio stradale

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sabato 05 Marzo 2016 - 07:30

L’Omicidio stradale è legge. Il Senato ha votato a favore dopo un iter alquanto complesso, iniziato addirittura 4 anni fa con la raccolta delle firme da parte delle associazioni ASAPS, “Lorenzo Guarnieri” e Gabriele Borgogni, due delle tante vittime della strada. Per il vero il percorso che ha portato all’approvazione del decreto legge non è stato per niente scontato, come doveva probabilmente essere, ma segnato ancora una volta da freni, polemiche, giochi politici di cui si poteva fare a meno. Ma l’opposizione non si è fatta sfuggire l’ennesima occasione. Qui non si tratta di tirare in ballo etica e morale, come nel caso del riconoscimento delle unioni civili, qui non si tratta di puntare il dito sulla maternità surrogata di Nichi Vendola, qui si parla di riconoscere una seria sanzione punitiva a quanti uccidono a bordo di un’auto soprattutto dopo aver abusato di alcol e droghe, di quanti si danno alla fuga dopo aver investito un pedone. E’ vero che nel diritto penale in questi casi specifici, ci si addentra in un campo in cui la colpa grave è molto vicina al dolo e, come sappiamo, mentre il dolo richiede la volontarietà del comportamento delittuoso, la colpa non lo prevede. L’emergenza sociale generata negli ultimi anni dalla crescita esponenziale degli incidenti stradali e delle morti causati colpevolmente, ha portato all’elaborazione di una legge che potesse dare la certezza punitiva. Senza di essa, chi uccideva un pedone o un altro automobilista o centauro dopo un sabato alcolico o dopo aver ingerito estasy o altro tipo di sostanza stupefacente, se ne usciva con una pena di 4 anni di reclusione al massimo, spesso tramutata in pena pecuniaria ed il ritiro temporaneo della patente. Adesso con il nuovo decreto, è prevista la reclusione da 10 a 30 anni e la revoca della patente. Certo, bisogna “vedere l’effetto che fa”, per dirla alla Jannacci. Bisogna che il giudice valuti caso per caso ed applichi la legge fornendone un’interpretazione il più ristretta possibile o altrimenti si rischierà di generalizzare il reato e l’applicazione della conseguente pena.

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