Malfunzionamento della rete idrica ericina. Tranchida “La Regione inadempiente paghi i danni”

Audrey Vitale

Malfunzionamento della rete idrica ericina. Tranchida “La Regione inadempiente paghi i danni”

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lunedì 13 Ottobre 2014 - 14:50

“Il comune di Erice ha vinto la sua battaglia contro la Regione in merito al malfunzionamento della rete idrica”. Questo è quanto annunciato dal Sindaco Tranchida durante la conferenza stampa che si è svolta questa mattina negli uffici di Contrada Rigaletta a Milo.

Tranchida aveva citato in giudizio la Regione e i suoi Enti e ditte partecipate (EAS e Siciliacque) chiedendo il riconoscimento complessivo dei danni al sistema idrico comunale “distrutto dal dissalatore di Nubia e dalla malagestio EAS”.

La svolta, sabato 27 settembre scorso: il consulente tecnico nominato dal Presidente del Tribunale, ha depositato la propria relazione circa le cause della corrosione della condotta idrica nel territorio ericino. In particolare, rispondendo ai quesiti posti dal Tribunale, il consulente ha riconosciuto quale causa primaria, la “corrosione elettrochimica” dovuta alle frequenti anomalie dell’acqua dissalata che veniva immessa in rete, in conseguenza della grave condizione di mal funzionamento dello stesso dissalatore. A mezzo documentazione acquisita dalle parti in causa, il consulente d’ufficio, ha certificato quindi che, durante i periodi di fermo (dissalatore) si riscontravano talvolta eccessi di cloruri talvolta ed in determinate zone, finanche una percentuale bassissima di clorazione (EAS) tale da cagionare come causa secondaria, una “biocorrosione”, ossia la presenza massiccia di batteri. Da tanto, il fenomeno “acqua gialla” che ormai in alcune zone, dove la condotta e’ assolutamente irrecuperabile, si presenta quasi inarrestabile.

Infine, negli ultimi  tre anni, e cioè dal 2011 al 2013, periodo di maggiore emergenza, il CTU quantifica un danno patrimoniale diretto subito per l’Ente comunale, pari ad € 300.000, e ipotizza un complessivo investimento riparatore di circa 32.000.000€, atteso che tali danni inevitabilmente vanno ad estendersi al sistema idrico delle frazioni di Erice, oltre che nel centro storico.

Il Primo cittadino annuncia un’ azione giudiziale ordinaria presso il Tribunale delle Acque nel caso in cui la Regione non dovesse immediatamente sostituire l’intera rete, coinvolgendo altri Comuni dell’Agroericino, oltre a risarcire ogni danno subito. Nei giorni a venire Tranchida insieme ai propri consulenti legali incontrerà anche gli Amministratori condominiali ericini e le Associazioni dei consumatori per illustrare loro, attraverso la “prova giudiziaria” acquisita, la possibilità ulteriore di una CLASS ACTION in favore dei cittadini che in questi anni hanno pagato la malagestio regionale del servizio idrico e continuano a subirne le conseguenze.

Ecco la ricostruzione dell’intera vicenda, fornita dal primo cittadino: 

“Dopo quasi venti anni, finalmente l’acqua del Montescuro – dichiara il Sindaco Tranchida – una battaglia che spesso in solitudine ho intrapreso e portato avanti sin da quando ero Sindaco di Valderice”.

Ma in questi venti anni, in Comuni come Erice, che entro i primi del 2000 (attivazione Ati idrici provinciali in Sicilia, con contestuale trasferimento dei fondi europei alla Regione …mai entrato in funzione quello di Trapani) non si sono adoperati per reperire i fondi per il rifacimento idrico cittadino, come al tempo: Valderice, Palermo, Custonaci, Calatafimi, ecc. l’obsoleto dissalatore regionale di Nubia ed il fallimento gestionale del regionale EAS hanno dato la mazzata finale ai sistemi idrici cittadini non ancora in politilene, ma in ferro.

Ebbene, nonostante tanto, ancora una volta il Sindaco Tranchida sin dal suo primo insediamento non si da’ per vinto rispetto a tali ingiustizie che ledono il diritto primario dei cittadini, ed ancora una volta in “solitudine” inizia ad Erice l’ennesima battaglia da piccolo “Davide” nei confronti della Regione “Golia”. Si rende conto che non basta a fronteggiare i danni al sistema idrico con le sole forze finanziarie comunali e dunque attiva il Servizio regionale di Protezione civile che porta lo stesso Governo della Regione e per ben due volte nel 2009, a deliberare lo stato di calamita’ per la rete idrica comunale, conseguente alle condizioni di fatiscenza ed a richiedere alla Protezione Civile – al tempo di Bertolaso – il finanziamento degli interventi. Roma risponde al Governatore del tempo, “Presidente Lombardo, fattene carico con i fondi che lo Stato in misura ordinaria ti trasferisce come Protezione civile”. Il risultato: meno di 300.000€ per tamponare le riparazioni idriche – anticipate dal Comune di Erice – e sostituire con altri 500.000€ alcuni tratti assolutamente compromessi. Tranchida non ci sta e per scuotere la sordità dolosa della Regione, oltre a manifestazioni e proteste politiche in Prefettura a Trapani come alla Regione a Palermo, nel frattempo attiva con l’avv Giovanni Ciaravino, presso il Tribunale delle Acque un ulteriore contenzioso, ormai prossimo all’esecutivo precetto in danno di EAS, anche se per recuperare circa ulteriori 900.000€ di lavori anticipati dal Comune – che financo sfora il Patto di Stabilita’ per portare l’acqua nelle case dei propri cittadini – rispetto all’inadempiente EAS. Ed ancora, di un anno e mezzo fa, una nuova offensiva giudiziaria intrapresa dall’AC ericina: la battaglia delle battaglie per il diritto all’acqua nelle case. Il Sindaco Tranchida cita in giudizio, per il tramite dell’avv Vincenzo Maltese – coadiuvato dal chimico drssa Valentina Baiata – innanzi al Tribunale di Trapani la Regione e dunque i suoi Enti e/o ditte partecipate (EAS e Siciliacque) chiedendo il riconoscimento complessivo dei danni al sistema idrico comunale, di fatto distrutto dal dissalatore di Nubia e dalla malagestio EAS, al pari presentando lo scorso giugno alla Regione – senza averne notizia d’esito ad oggi – un progetto di oltre 23.000.000€ per il rifacimento del sistema idrico di Casa Santa. 

   La svolta, sabato 27 settembre scorso: il consulente tecnico nominato dal Presidente del Tribunale, Prof Bonvissuto, ha depositato la propria relazione circa le cause della corrosione della condotta idrica nel territorio ericino. In particolare, rispondendo ai quesiti posti dal Tribunale, il consulente ha riconosciuto quale causa primaria, la “corrosione elettrochimica” dovuta alle frequenti anomalie dell’acqua dissalata che veniva immessa in rete, in conseguenza della grave condizione di mal funzionamento dello stesso dissalatore: eccessiva temperatura, torbidità, cloruri ecc..). A mezzo documentazione acquisita dalle parti in causa, il prefato consulente d’ufficio, ha certificato quindi che, durante i periodi di fermo (dissalatore) si riscontravano talvolta eccessi di cloruri talvolta ed in determinate zone, finanche una percentuale bassissima di clorazione (EAS) tale da cagionare altresì come causa secondaria, una “biocorrosione”, ossia la presenza massiccia di batteri. Da tanto, il fenomeno “acqua gialla” che ormai in alcune zone, dove la condotta e’ assolutamente irrecuperabile, si presenta quasi inarrestabile.

Tali considerazioni pertanto, assieme alla attestata e documentata inerzia da parte della Regione, alla condotta ostruzionistica tenuta dal Sindaco di Trapani in occasione dei lavori di bypass tra le due condotte di Erice con Bresciana (che, lo stesso CTU indica grave, atteso che la miscelazione dell’acqua dissalata con acqua naturale, avrebbe e non di poco alleviato gli effetti nefasti …particolare non secondario ed ulteriore aggravante nei confronti della Regione, che invece a Gela ha sperimentato tale procedura). In effetti la Regione ricorre a tale soluzione, ma solo in fase emergenziale (e non ordinaria!!!) e peraltro senza risultato alcuno lo scorso anno: come si ricorderà erano stati ordinati tali lavori – a Siciliacque, non realizzati a causa dell’ostruzionismo del Comune di Trapani – dall’allora Assessore Reg.le Marino. Tali fatti, peraltro, oltremodo inchiodano dinanzi alle proprie responsabilità il Governo Regionale, Eas e Siciliacque.

Infine, negli ultimi  tre anni, e cioè dal 2011 al 2013, periodo di maggiore emergenza, il CTU quantifica un danno patrimoniale diretto subito per l’Ente comunale, pari ad € 300.000 (fondi comunali anticipati per le riparazioni …senza ancora calcolare quelli del 2014 e correnti). Ma v’è di più: il CTU non solo si ferma al progetto comunale di rifacimento per Casa Santa ma ipotizza un complessivo investimento riparatore di circa 32.000.000€, atteso che tali danni inevitabilmente vanno ad estendersi al sistema idrico delle frazioni di Erice, oltre che nel centro storico.
Una prima e determinante fase vinta quindi, quella contro l’inadempiente e dannosa Regione da parte della Giunta Tranchida che ha visto far prevalere le proprie ragioni oggi attestate in una vera e propria prova pregiudiziale.

Lo scenario futuro, adesso e’ questo: nel caso in cui la Regione non dovesse immediatamente sostituire l’intera rete, al Comune non resterebbe che l’avvio di una azione giudiziale ordinaria presso il Tribunale delle Acque (se del caso anche coinvolgendo altri Comuni dell’Agroericino, che potrebbero oltremodo giovarsi della “prova giudiziaria” conseguita …tant’è che a margine dell’odierna conferenza stampa, Tranchida ha incontrato tutti i suoi Colleghi ex dissalatori dipendenti: da Alcamo a Paceco)  per obbligarla a mezzo sentenza (!) in tal senso a sostituire la rete, oltre a risarcire ogni danno subito. Nei giorni a venire Tranchida insieme ai propri consulenti legali incontrerà anche gli Amministratori condominiali ericini e le Associazioni dei consumatori per illustrare loro, attraverso la “prova giudiziaria” acquisita, la possibilità ulteriore di una CLASS ACTION in favore dei cittadini che in questi anni hanno pagato la malagestio regionale del servizio idrico e continuano a subirne le conseguenze. 

Audrey Vitale

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