Il Marsala e un epilogo da evitare

Vincenzo Figlioli

Marsala

Il Marsala e un epilogo da evitare

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venerdì 21 Ottobre 2016 - 06:00

Mette una profonda tristezza leggere quotidianamente gli aggiornamenti sulle disavventure del Marsala Calcio. Per l’ennesima volta la città sta lasciando affondare una tradizione gloriosa che avrebbe meritato ben altro rispetto. Il quadro era già chiaro qualche mese fa, subito dopo l’ennesima evitabile retrocessione e il fallimento della trattativa con l’imprenditore Luigi Vinci. In questi mesi abbiamo letto sui social fiumi di parole a proposito delle responsabilità di chi detiene le quote societarie della compagine lilibetana, che sicuramente restano enormi. Tuttavia ci chiediamo: è possibile che la città resti ostaggio di questa situazione senza poter fare nulla? Possibile che la Giunta e il Consiglio comunale non trovino un modo per far valere gli interessi generali rispetto a quelli di parte? In fin dei conti, il “Lombardo Angotta” resta un impianto di proprietà del Comune, dato in gestione ai privati. Ci sarà un modo per incidere sulla vicenda, immaginiamo…

È vero che in questa fase, dopo le dimissioni di Lucia Cerniglia, non c’è un assessore allo sport. Ma il resto della compagine assessoriale non può far finta di nulla, così come il massimo consesso civico non può limitarsi a prendere atto della “morte annunciata” del Marsala, limitandosi a qualche proposta di buon senso o ai soliti strumentali proclami. È tempo che le istituzioni mettano da parte il solito infinito tran tran, spesso sterile, per guidare con autorevolezza i processi che riguardano la città: la politica, intesa come “arte del governo” di una comunità è anche questo. Serve un confronto pubblico – una seduta aperta del Consiglio comunale o una grande assemblea popolare – in cui mondo politico, imprenditori privati e sostenitori del Marsala si confrontino in maniera costruttiva sul futuro della società, individuando obiettivi percorribili e studiando modalità e tempi adeguati per raggiungerli. Lo sport è passione popolare, ma è soprattutto parte della vita di una comunità, con una funzione sociale troppo spesso sottovalutata, se consideriamo che gli impianti cittadini costituiscono assieme alla scuola il primo terreno di incontro tra le giovani generazioni e il territorio. Lasciar morire un pezzo di questa storia significa offrire un ulteriore ragione di sconforto a gran parte dei ragazzi di questa città, sempre più rassegnati all’idea di non poter trovare qui il terreno fertile per coltivare i propri sogni e i propri talenti.

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