Maxisequestro a Marsala. Confiscate aziende e terreni di Antonino Bonafede

Vincenzo Figlioli

Maxisequestro a Marsala. Confiscate aziende e terreni di Antonino Bonafede

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martedì 13 Gennaio 2015 - 18:40

E’ finito sotto sequestro un patrimonio di circa 4 milioni di euro, riconducibile al 79enne Antonino Bonafede, «uomo d’onore» della famiglia mafiosa marsalese. In esecuzione di un provvedimento della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha confiscato, ai sensi della normativa antimafia, due aziende agricole e di allevamento, una intestata allo stesso Antonino Bonafede, l’altra a Vincenza Centonze, oltre a 25 terreni coltivati a vigneti e ulteriori disponibilità finanziare, per un valore complessivo di 4.190.000 euro.
Antonino Bonafede, padre del boss Natale, per anni a capo della mafia marsalese, era già stato coinvolto nelle operazioni “Peronospera 2” e “Golem 2”. Nel 2007 era stato anche condannato dalla Corte d’Appello a un anno di reclusione in continuità con una precedente condanna per associazione mafiosa e per aver avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione del racket del “pizzo”. Nel maggio del 2012, nell’ambito di un’inchiesta del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani, il Gip di Marsala aveva disposto a suo carico il sequestro di due appartamenti e di alcuni terreni agricoli, per omessa segnalazione di variazioni patrimoniali, come previsto dalla normativa antimafia.
Il provvedimento fa seguito al sequestro eseguito dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo nel febbraio 2014, nel quale era stata riscontrata una palese sproporzione tra i beni oggetto della confisca e le disponibilità reddituali manifestate dal nucleo familiare del soggetto, tali da far pensare a proventi derivanti da attività illecite. In quell’occasione, gli approfondimenti documentali avevano consentito di riscontrare alcune irregolarità nella gestione di una delle aziende agricole sottoposte alla misura cautelare e nella destinazione di alcuni terreni tenuti a vigneti, che avevano consentito a Bonafede di usufruire indebitamente dei contributi pubblici.

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