Migranti: Libera, Amici del Terzo Mondo, Marhaba e Amunì replicano a Vito Armato

Vincenzo Figlioli

Migranti: Libera, Amici del Terzo Mondo, Marhaba e Amunì replicano a Vito Armato

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venerdì 24 Aprile 2015 - 15:59

Non si è fatta attendere la replica all‘intervista a Vito Armato da parte di alcune tra le associazioni più sensibili sul territorio rispetto al tema dell’immigrazione. A seguire pubblichiamo la nota fatta pervenire alla nostra redazione da Salvatore Inguì (coordinamento provinciale di Libera), Vincenzo Zerilli (Amici del Terzo Mondo), Marta Adamo (Marhaba) e Laura Caimi (Amunì), che rispondono ad alcune dichiarazioni del candidato sindaco del movimento “Noi con Salvini”.

Ancora una volta viene esplicitata una equazione secondo la quale il tema della “sicurezza” va coniugato con il tema degli immigrati: “Il tema che più ci sta a cuore è quello della sicurezza. I nostri figli dovranno essere liberi di fare una passeggiata al lungomare senza avere paura. A Marsala ormai gli alberghi ed i bed & breakfast sono pieni, ma di immigrati e non di turisti… Spero che nessuna bambina o nessuna ragazza venga violentata come è successo al Nord.”. Le parole di Vito Armato, qualora prese in considerazione, creano solo pregiudizio e suscitano il senso della paura e della insicurezza, ma nella realtà, non sono suffragate da oggettivi riscontri e fatti a sostegno. Il problema “sicurezza” nella città di Marsala, così come riportano le cronache e da quanto riferiscono le Forze di Polizia, è legato a fenomeni di micro e macro criminalità, i cui protagonisti solo eccezionalmente sono stranieri, mentre non v’è alcun dubbio che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono nostri concittadini.

Quanti episodi si sono registrati nella nostra città di violenza sessuale contro le nostre ragazze, ad opera degli immigrati? Sulla base di quali elementi il Sig. Armato ritiene di essere privato della libertà di fare una passeggiata senza paura? Di quali e quanti episodi di violenza commessi da immigrati nel nostro territorio, è a conoscenza? Attualmente nella provincia di Trapani sono ospitati circa 2800 stranieri immigrati; sicuramente tra costoro vi saranno pure soggetti dalla condotta inadeguata e sicuramente qualche episodio-reato può essere accaduto (o accadrà), ma ciò è sufficiente a coniugare immigrato e delinquenza? Certo la cronaca ci riporta taluni fatti eclatanti ma è pernicioso e fuorviante continuare a citare il caso di quel “picconatore” che ha ucciso alcuni passanti a Milano e fare diventare quel caso emblema e caratteristica comportamentale di tutti gli immigrati.

Le parole di Armato pertanto sono pericolose perché perpetuano e fomentano un clima di ostilità e replicano notizie prive di ogni fondamento ma che a furia di essere riportate vengono assunte come vere.

L’allarme “ebola”, secondo cui con gli sbarchi degli immigrati saremmo stati contagiati e condannati a morte certa, con previsioni apocalittiche, ha consentito una proliferazione di articoli, dibattiti televisivi, talk show di piazza, che ha determinato nella gente la fobia della vicinanza con lo straniero (nero). Anche in questo caso malgrado il compatto fronte dei movimenti contrari all’accoglienza, i fatti hanno smentito l’allarmismo e molte notizie apparse si sono rivelate frutto di fantasie o di pregiudizi.

Sarebbe opportuno che ogni cittadino (e quindi a maggior ragione un candidato sindaco) potesse avere occasione di conoscere la verità, senza anteporre la necessità di interpretare gli eventi con il pre-giudizio ideologico o religioso. Pertanto, quando il Sig. Vito Armato dichiara “…se dovessi essere eletto, con una azione coordinata con il mio gruppo e la prefettura, andrò a visitare uno per uno questi centri di accoglienza. Se non dovessero essere a norma mi impegnerò a farli chiudere…”, vorremmo rappresentare che se vuole può già sin d’ora recarsi a fare visita ai centri di accoglienza, senza bisogno di essere sindaco, e lì magari può incontrare e ascoltare le storie di queste donne e di questi uomini che fuggono dagli orrori della fame, della guerra, delle persecuzioni, delle torture, delle privazioni delle libertà. Ascoltare le loro storie dalla loro viva voce, per comprendere che il viaggio della speranza non è quello che dura il tempo delle drammatiche ore necessarie per attraversare il Canale di Sicilia, ma è quello che inizia mesi ed anni prima, e che vede le genti dell’Eritrea. Etiopia, Somalia, ecc. ecc. , dover affrontare il deserto, sopravvivere, raggiungere di Stato in Stato tappe intermedie, sopravvivere, arrivare in Libia, sopravvivere, essere arrestati, picchiati, abusati sessualmente, pagare riscatti, sopravvivere, aspettare il momento per poter partire e raggiungere uno dei nostri porti italiani…naufragi o uccisioni permettendo. Ascoltare le loro storie, consentirebbe di iniziare a pensare che dietro ogni singolo racconto c’è una persona che lascia i suoi affetti, la propria terra, figli o genitori o fratelli e sorelle, sapendo di rischiare la morte. Accettare il rischio di poter morire contro la certezza di morire, se non fisicamente, civilmente.

“Darei 30 euro al giorno ai disoccupati e ai giovani italiani, non alle società che si occupano di immigrazione e che non spendono tutti i soldi per queste persone…”. Tale affermazione del Sig. Armato è una contraddizione in termini, perchè, paradossalmente, la presenza degli immigrati, con la necessità di essere accolti e di fornire loro i servizi minimi, ha determinato una possibilità occupazionale. Gli alberghi ed i BandB “oggi pieni di immigrati e non di turisti”, oggi sopravvivono tutto l’anno e non solo in alcuni periodi, proprio grazie a tele presenza. Inoltre l’apertura di circa 40 Centri di Accoglienza, presso cui lavorano mediamente 10/12 operatori in ciascuno, sta consentendo lavoro a circa 400/480 concittadini, che diversamente sarebbero disoccupati. E la presenza di circa 2800 stranieri ospitati in 40 Centri di Accoglienza crea un indotto economico.

Tutto ciò non toglie che il nostro territorio lamenta il diffondersi di sempre maggiore allarme sociale per il moltiplicarsi di episodi criminosi (furti, scippi, rapine, spaccio,…) e certamente siamo dinnanzi ad una crisi sociale ed ed economica che induce alla pretesa di maggiore sicurezza, ma puntare il dito sui migranti è mistificatorio e fuorviante. Determina la creazione di capri espiatori ma non affronta i veri problemi quali la disoccupazione, la corruzione, la politica che si muove senza alcuna programmazione e non nell’interesse dei cittadini ma in quello personalistico, affaristico, tornacontistico. La “sicurezza” non sarà ristabilita quando non avremo più i neri tra i piedi ma quando avremo una Politica al servizio dei cittadini, quando avremo lavoro, quando avremo una equa ripartizione delle risorse e delle ricchezze, quando si potranno garantire tutti i diritti sanciti dalla costituzione, quando avremo un sistema sanitario che si prenderà efficacemente cura dei più deboli, quando riusciremo ad avere capacità imprenditoriali e doti di buona amministrazione che riusciranno a dare valore al patrimonio paesaggistico, storico, culturale di cui disponiamo.

Salvatore Inguì (Coordinamento Provinciale LIBERA)

Vincenzo Zerilli (Amici del Terzo Mondo)

Marta Adamo (Marhaba)

Laura Caimi (Amunì)

Lillo Gesone

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