Mozia e l’Unesco

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Mozia e l’Unesco

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martedì 07 Luglio 2015 - 18:00

Nei giorni scorsi la Sicilia è tornata ad esultare per il riconoscimento da parte dell’Unesco di una delle sue aree, diventata ufficialmente “Patrimonio dell’Umanità”. In particolare, a beneficiare di questo prestigioso alloro – il settimo per un sito siciliano – è l’area compresa tra Palermo, Monreale e Cefalù, nell’ambito di un comune percorso arabo–normanno. Chiaramente, ogni onorificenza che arriva per il patrimonio storico e culturale siciliano è una soddisfazione per l’intera regione, al di là di qualsiasi tentazione campanilistica. Però, ad essere sinceri, resta sempre un po’ d’amaro in bocca per quel riconoscimento per la Laguna dello Stagnone di cui da tanti lustri si parla e che puntualmente viene rinviato a tempi migliori. Ora, pare che alle buone intenzioni si sia aggiunto anche un progetto serio e persino l’assessore regionale Purpura si è esposto pubblicamente candidando Mozia al riconoscimento dell’Unesco per il 2016. Si tratterebbe, lo ricordiamo, di un risultato di grande prestigio, ma importante soprattutto in chiave economica: dati alla mano, nel giro di un anno si raggiungerebbe un incremento delle presenze turistiche compreso tra il 30 e il 40%. Inoltre, la Regione ha inserito la tutela e la valorizzazione dei siti Unesco tra i progetti beneficiari dei fondi europei. In tempi di vacche magre, quindi, ci sarebbe la possibilità di veder arrivare risorse importanti per il territorio, da utilizzare con lungimiranza e accortezza. Tuttavia, prima di pensare alla marca dello spumante da stappare per i festeggiamenti, occorre capire cosa si vuole fare nei prossimi mesi per far sì che questa candidatura vada davvero in porto. Perché se attualmente c’è un assessore regionale che si sta dimostrando ben disposto nei confronti di Mozia e dello Stagnone, bisogna ricordare anche che fa parte di un governo che potrebbe cadere da un giorno all’altro. E non vorremmo che anche il nostro dossier da presentare all’Unesco ne pagasse le conseguenze. Con un nuovo assessore che, magari, potrebbe prediligere altre location. Auspichiamo quindi che la nuova giunta di Alberto Di Girolamo e il deputato regionale Antonella Milazzo sappiano bene interpretare il ruolo di “cani da guardia” di questa candidatura. Sarebbe un primo passo verso il superamento di quell’atteggiamento da “vorrei ma non posso” che da anni caratterizza la politica marsalese.

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