Nel guscio di Ian McEwan

redazione

Nel guscio di Ian McEwan

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martedì 18 Aprile 2017 - 18:24

Ho finito di leggere questo romanzo già da qualche giorno e sono ancora qui indeciso se scriverla o meno questa recensione. Giuro che sarò estremamente sincero cominciando col dire che questa ultima fatica letteraria del più grande scrittore inglese non mi è piaciuta affatto. Il libro s’intitola “Nel guscio” pubblicato dalla casa editrice Einaudi che di solito è molto attenta nelle sue scelte. Credo che nel caso di quest’ultimo romanzo di Ian McEwan sia prevalsa la logica che un nome così affermato avrebbe spinto i lettori, come di fatto è successo, a comprare a scatola chiusa. Non è tutto da scartare ma a cominciare dall’intreccio la storia si presenta debole. Una sorta di giallo con un omicidio e dei colpevoli che conosciamo quasi dall’inizio della vicenda. Una coppia in crisi, lei ha una tresca con il fratello del marito, decidono di farlo fuori. Su questa struttura standard l’abile scrittore inglese inserisce due elementi che sostanzialmente dovrebbero suonare come una novità ma che al mio modesto parere di lettore appassionato di quasi tutte le opere di Ian McEwan, che ha respirato profondamente l’atmosfera di un’opera capolavoro come “Lettera a Berlino”, stonano. La donna è incinta e la storia viene narrata dal bambino che deve ancora nascere, da un narratore dunque doppiamente interno. Non è tanto la scarsa credibilità di un punto di vista così originale, nella letteratura di tutti i tempi la voce narrante ha coinvolto uomini, piante, animali o cose, la storia proprio non decolla, è claustrofobica e non solo perché il narratore parla da un utero. Ian McEwan resta sempre un maestro nello scavo psicologico dei personaggi e non mancano anche in questo romanzo passaggi davvero belli, ma ciò che poteva risultare interessante non è sviluppato, compiuto, oppure solo abbozzato. Il personaggio più interessante è proprio la vittima che resta poco sulla scena pur essendo un personaggio letterario per eccellenza. È un piccolo editore, poeta lui stesso e mentore di giovani poeti. Il guaio è che ormai a fronte di un numero di lettori che diminuiscono si pubblicano nel campo dell’editoria migliaia di titoli, che le case editrici piccole e grandi sono affamate di novità da proporre al mercato, che la maggior parte di queste opere non varrebbe la pena di pubblicarle. Gli autori poi non dovrebbero cedere alla logica del mercato seguire l’esempio di tanti illustri scrittori del passato che hanno preferito, a volte anche esagerando, consegnare all’oblio opere che non ritenevano degne della loro arte. Leggendo questa nuova opera di Ian McEwan aspettiamo tempi migliori, alleniamo , per i lettori affezionati, la familiarità con lo stile del grande scrittore inglese e speriamo che in futuro il nostro beniamino decida di far rivivere il povero e sconosciuto John Cairncross alle prese con altre interessanti avventure letterarie.

Vincenzo Piccione

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