No all’accorpamento del porto di Trapani all’autorità portuale di Palermo. Gli interventi di Fazio e D’Alì

redazione

No all’accorpamento del porto di Trapani all’autorità portuale di Palermo. Gli interventi di Fazio e D’Alì

Condividi su:

martedì 26 Gennaio 2016 - 14:53

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, presentato dal Ministro per la Semplificazione Marianna Madia e dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. Secondo il provvedimento le Autorità Portuali verranno ridotte da 24 a 15, con sedi a Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Augusta, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste.
Trapani perde così la sua indipendenza, rientrando nella giurisdizione dell’autorità portuale di Palermo.

E’ una proposta di Governo illegittima, indecente e irricevibile” è il commento del senatore

Antonio D'Alì

Antonio D’Alì

Antonio D’Alì. “É illegittima perché la città di Trapani non è sede di autorità portuale avendo già subìto la mortificazione da parte del Governo Prodi di vedere soppressa la sua. Dunque non si capisce (?!) perché debba subire dopo la beffa anche il danno. É indecente tecnicamente – prosegue il senatore di Forza Italia –  poiché configura un’ulteriore volontà di colonizzare Trapani da parte palermitana senza alcun nesso logico di sistema. Dico ciò perché Trapani non ha alcuna attinenza strategica con Palermo mentre invece, piuttosto, si è sempre rilevata l’esigenza di fare sistema con la fascia costiera sud-occidentale e prospiciente il canale di Sicilia che conduce sino a Porto Empedocle. Indecente anche perché il modello di governance proposto esclude dal tavolo delle decisioni i rappresentanti degli enti locali trapanesi e degli operatori marittimi del territorio, prevedendo che a Trapani venga istituito solamente un ufficio distaccato dell’autorità di Palermo. E’ irricevibile – prosegue D’Alì – perché comporterebbe una mortificazione dell’autonomia del Porto di Trapani e una prevaricazione delle esigenze prioritarie di autodeterminazione delle sue strategie secondo le indicazioni e le sue peculiari prospettive già praticate e progettate dall’attività degli operatori marittimi trapanesi”.

Il decreto legislativo andrà ora all’attenzione delle commissioni parlamentari competenti. “Per quel che mi riguarda – conclude il senatore – interverrò in Commissione trasporti a difesa dell’autorità trapanese, motivando il perché questa estensione di Palermo su Trapani non sia da consolidarsi. Spero che facciano altrettanto gli altri rappresentanti della città in Parlamento. Ma soprattutto mi rammarico che qui siano venuti a fare inutilmente passerella, promettendo l’autonomia, il sottosegretario Nencini e il Senatore Filippi, componenti del Governo e della maggioranza che lo sostiene, in occasione delle visite da loro personalmente effettuate proprio al Porto di Trapani. La storia e la valenza attuale e potenziale del Porto di Trapani, da sempre Porto di interesse nazionale, non può consentire un simile ridimensionamento dal punto di vista dell’autonomia e dell’interlocuzione degli enti sovrapposti. Spero infine che gli enti locali e le rappresentanze sindacali degli operatori e dei lavoratori marittimi trapanesi impugnino nelle competenti sedi il decreto ove nella sua stesura definitiva, dopo il passaggio parlamentare, confermi i contenuti della proposta del Governo”.

“Un errore ed un orrore accorpare il porto di Trapani all’Autorità Portuale di Palermo” commenta il deputato regionale Girolamo Fazio.  La proposta di decreto legislativo

Girolamo Fazio

Girolamo Fazio

predisposta dal Governo Renzi “è inaccettabile poiché nega e mortifica la storia del nostro porto e della città di Trapani che del suo legame con il mare, proprio attraverso il porto, ha fatto motivo di sviluppo economico in piena autonomia dal resto del territorio dello Sicilia Occidentale”.

È di tutta evidenza – prosegue il parlamentare all’Ars – che mettere il porto di Trapani sotto l’egida della Autorità Portuale di Palermo mette in serio pericolo ogni possibilità di futuro sviluppo non solo del capoluogo ma dell’intero territorio provinciale, che al nostro porto afferisce per l’esportazione e l’importazione di materie prime e semilavorati: penso all’industria del marmo, al settore agrolimentare, all’intenso traffico container che anima le banchine trapanesi. Traffici che da un domani prossimo rischiano di essere dirottati verso un territorio che è stato fino ad oggi concorrente con il nostro, lasciando residuali i movimenti merci e passeggeri di minore interesse a Trapani. Tale decisione centralistica determinata sull’asse Roma – Palermo, peraltro, è stata presa sulla testa dei trapanesi – dice ancora Fazio –, senza alcuna consultazione con gli enti locali e le forze economiche del territorio che avevano già espresso come Trapani intendesse continuare, in autonomia, anche in assenza di una Autorità Portuale, il percorso virtuoso di sviluppo economico e dei traffici portuali già avviato ed efficacemente sostenuto, ciascuno per proprie competenze da Capitaneria di Porto e Genio Civile per le Opere Marittime. Non è una disputa di mero e sterile campanilismo. Trapani – ricorda il deputato regionale – ha accettato la sfida della competizione tra territori, così come oggi impone la moderna economia di mercato, e dopo anni di oblio e trascuratezza ha vissuto un periodo di rilancio che, pur rallentato dalla crisi e dalle diseconomie congiunturali dell’ultimo quinquennio, aveva le basi per un futuro che muove decisamente verso lo sviluppo. Questo futuro oggi ci viene scippato. Ne dovranno rispondere politicamente anche coloro che in questi anni di fronte alle preoccupazioni espresse dagli operatori portuali avevano tranquillizzato gli ambienti con promesse di autorevoli interventi presso il Governo. Mi riferisco in particolare alle rassicurazioni del viceministro alle Infrastutture Riccardo Nencini ed agli impegni dell’onorevole Nino Oddo. Mai parole da loro pronunciate sul porto di Trapani furono più vane, al punto da poterle definire promesse da marinai”.

Condividi su: