“Numero idoneo di profeti minori”: il 9 gennaio la chiusura della mostra al Museo “San Rocco”

Audrey Vitale

“Numero idoneo di profeti minori”: il 9 gennaio la chiusura della mostra al Museo “San Rocco”

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giovedì 07 Gennaio 2016 - 15:23

C’è ancora tempo per visitare la mostra “Numero idoneo di profeti minori” di Paolo Roberto D’Alia, allestita presso il museo “San Rocco” a Trapani.

Si tratta di una grande e originale installazione, un microcosmo umano attraverso le vestigia di abiti (precisamente giacche) poste come installazioni in dialogo tra loro mediante un sistema di carrucole che al movimento di una provoca quello opposto delle altre. Ogni gruppo di giacche, com’è proprio dell’abito, si fa portatore di un ruolo, di una funzione precisa dentro i meccanismi sociali che vengono rappresentati, evocando l’omologazione sociale in cui il bilanciamento dei ruoli si gioca sempre all’interno dello stesso cerchio, da cui si può solo o restare esclusi o rimanere intrappolati.

Così l’uscita silenziosa dalla mostra lascia una domanda amarognola su se stessi, sul ruolo sociale che ognuno di noi gioca, chiuso in se stesso, senza testa e senza gambe e il cuore intrappolato nelle cuciture della maschera sociale assunta – afferma monsignor Liborio Palmeri, delegato vescovile per la cultura, le arti e la ricerca – Tema tragico della sicilianità che tanto più viene esplorato tanto più denuncia un tratto intrinseco della società siciliana fatta di apparenze, solitudini, di risentimenti sociali, tutti bene abbottonati, a volte pronti ad esplodere ma il più delle volte messi nel cerchio anonimo di chi deve fare solo da trincea a quelli che non devono entrare o deve intrappolare quelli che sono riusciti ad entrare. Ci auguriamo che i visitatori sappiano togliersi la giacca di ogni ipocrisia, a costo di patire il freddo dell’incomprensione”.

I visitatori che parteciperanno al Finissage, in programma sabato alle 18.30, riceveranno il catalogo della mostra. Lo spazio espositivo del Centro San Rocco, aperto un anno fa al pubblico, ha intrapreso un serio confronto con le espressioni dell’arte contemporanea favorendo la sperimentazione dei giovani e l’approfondimento di artisti già affermati.
La peculiarità del luogo (chiesa fino all’Ottocento, poi Poste Provinciali, poi, dopo il bombardamento bellico, Ufficio di igiene e profilassi; quindi Centro per la ricerca, le arti e il dialogo culturale) si presta, infatti, ad un ruolo originale che, al di fuori del sistema dell’arte (ma in profondo dialogo con esso), impegni gli artisti ad uno sviluppo della propria vicenda intellettuale ed artistica.

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