Nuovo colpo alla mafia marsalese. Arrestati Antonino Bonafede, Vincenzo Giappone, Martino Pipitone e Sebastiano Angileri

Vincenzo Figlioli

Nuovo colpo alla mafia marsalese. Arrestati Antonino Bonafede, Vincenzo Giappone, Martino Pipitone e Sebastiano Angileri

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lunedì 09 Marzo 2015 - 11:23

“A Marsala hanno arrestato anche i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi”. Con questa frase, alcuni anni fa, il boss Matteo Messina Denaro spiegava a Bernardo Provenzano che la magistratura e le forze dell’ordine avevano di fatto smantellato la famiglia mafiosa locale, che in passato aveva avuto un ruolo importante negli equilibri di Cosa Nostra, specie nel mandamento di Mazara del Vallo, retto da Mariano Agate, fedelissimo di Totò Riina e dei corleonesi. Con l’operazione “The Witness” (il testimone), adesso, viene inferto un nuovo colpo alla criminalità organizzata lilibetana, che nel frattempo si è riorganizzata. Su richiesta della Dda di Palermo, i Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani hanno recapitato quattro ordinanze di custodia cautelate nei confronti di Antonino Bonafede, Martino Pipitone, Sebastiano Angileri e Vincenzo Giappone. Due dei quattro soggetti coinvolti sono nomi da tempo noti alla magistratura e alle forze dell’ordine, il 66enne Martino Pipitone e l’80enne Bonafede, considerato il reggente della famiglia mafiosa marsalese. Risultano invece incensurati il fabbro Sebastiano Angileri (48 anni) e il pastore Vincenzo Giappone (54 anni). Associazione di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni e favoreggiamento aggravato sono le accuse contestate a vario titolo ai quattro indagati. Dalle indagini e’ emerso anche che una società formalmente intestata alla moglie di Angileri e attiva nel commercio all’ingrosso di materiale ferroso, sarebbe in realtà riconducibile al fabbro e a Pipitone. Il clan faceva opera di mediazione nelle controversie tra gli agricoltori e i pastori della zona e contrastava l’apertura di nuove attività commerciali che avrebbero potuto incidere negativamente con quelle di personaggi protetti dagli affiliati. Angileri si sarebbe adoperato, poi, per organizzare incontri riservati tra gli esponenti mafiosi, effettuando sopralluoghi preliminari in località non monitorate dalle telecamere dei carabinieri. Nell’ambito dell’operazione sono state utilizzate anche alcune dichiarazioni rese dall’ex capomafia marsalese Francesco De Vita, successivamente ritrattate ma ritenute comunque funzionali alle indagini.

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