Occupazione abusiva delle palazzine di via Mazara, “il fatto non costituisce reato”

Chiara Putaggio

Occupazione abusiva delle palazzine di via Mazara, “il fatto non costituisce reato”

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venerdì 06 Marzo 2015 - 15:44

Il processo si è concluso con l’assoluzione piena dei 25 imputati. Il legale: “hanno agito in buona fede”

Il giudice monocratico Torre ha emesso verdetto di assoluzione piena per i 25 imputati accusati di aver occupato abusivamente le case popolari di via Mazara. Per il magistrato “il fatto non costituisce reato”. Si tratta del processo che vedeva alla sbarra 25 persone accusate di occupazione abusiva degli alloggi popolari mai ultimati di via Mazara. I fatti risalgono al 2010 quando le palazzine furono fatte sloggiare coattivamente. Il processo, già incardinato innanzi al giudice Riggio, è poi stato reinstruito innanzi a Torre. In una precedente udienza l’avvocato difensore Giuseppe Gandolfo aveva prodotto le domande di sanatoria inoltrate dagli imputati all’Istituto Autonomo Case Popolari di Trapani. Sono imputati: Rosaria De Marco, Francesca Salluzzo, Nicola Giuseppe Maltese, Nicola Salvatore Abate, Nicola Li Causi, Michele Fumusa, Salvatore Genovese, Salvatore Patti, Baldassare Giuseppe Gusmano, Vito Fumusa, Antonino Grignani, Domenico Ferrara, Vittorio Giuseppe Bonanno, Salvatore Giuseppe Ferrara, Elvira Coppola, Leonardo Gusmano, Giovanni Cusenza, Gaspare Accardi, Maria Anna Impiccichè, Andrea Vanella, Salvatore Impiccichè,  Francesco Pellegrino, Mario D’amico, Leonarda Ferro e Giovanni Ferro. “Agli imputati – spiega l’avvocato Giuseppe Gandolfo, che ha assistito 15 dei 25 marsalesi alla sbarra – si contestava la violazione degli artt.633 (invasione di terreni o edifici), 639 (casi di esclusione della perseguibilità a querela: edifici pubblici o
destinati ad uso pubblico) del codice penale. Il delitto punito dall’art.633 consiste nel fatto di chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti  profitto. Ma noi abbiamo dimostrato la buona fede degli stessi”.

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