Omicidio Lombardo: tre arresti nel trapanese

redazione

Omicidio Lombardo: tre arresti nel trapanese

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martedì 15 Dicembre 2015 - 12:23

Si sono concluse con tre arresti le indagini di Polizia e Carabinieri in merito all’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso nel maggio del 2009 in un bar di Castelvetrano da due colpi di fucile.

Secondo la ricostruzione dei militari sarebbe l’imprenditore partannese Giovanni Scimonelli il mandante e l’ideatore del delitto, eseguito da Nicolò Nicolosi e Attilio Fogazza.

Scimonelli, ritenuto importante esponente della Cosa Nostra trapanese, non aveva perdonato la vittima, colpevole di aver perpetrato il furto di un furgone e di merce ai suoi danni. Le indagini hanno dimostrato come l’imprenditore partannese, mosso dalla volontà di punire il gravissimo “sgarbo” subito da Lombardo, abbia coordinato tutte le fasi del delitto affidandone l’esecuzione ai fidati sodali Fogazza e Nicolosi.

Questa la ricostruzione dei fatti: il 21 maggio del 2009 il  personale dei Carabinieri di Castelvetrano, a seguito di una segnalazione anonima, una volta giunto nei pressi del bar  “Smart Cafè” di Partanna ha rinvenuto il cadavere di Lombardo, noto pregiudicato del luogo sopratutto per reati contro il patrimonio, all’ingresso del bar.  Le indagini esperite nell’immediato, hanno permesso di accertare che Lombardo era sottoposto all’obbligo di firma presso quel Comando. Le telecamere di sorveglianza, dislocate lungo il tragitto compiuto dalla vittima da e per la caserma dei Carabinieri, hanno mostrato che Lombardo era seguito da due uomini a bordo di una Volkswagen Polo di colore scuro, compatibile con quella utilizzata dai killer dopo l’omicidio. L’attività investigativa nei mesi a seguire non ha consentito però di individuare i responsabili dell’efferato delitto, né far luce sul suo movente ed il caso sembrava essere destinato a rimanere irrisolto. Le recenti indagini, invece, condotte dalla l’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nell’ambito della ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, hanno permesso di chiarire come Lombardo fosse sospettato di essere l’autore del furto di un camion e di merce ai danni del supermercato Despar di Partanna (Tp) gestito, di fatto, da Scimonelli e la sua uccisione rappresentava in sostanza una vendetta. Lo stesso Scimonelli, classe 67, lo scorso 3 agosto, è stato oggetto di un ordine di custodia cautelare emesso nell’ambito dell’“Operazione Ermes”, per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Partanna (Tp), per aver favorito la latitanza del capo della provincia mafiosa di Trapani, Matteo Messina Denaro, e per aver consentito al latitante e al reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, Vito Gondola, l’esercizio delle rispettive funzioni apicali, eseguendo puntualmente gli ordini da costoro impartiti e costituendo – quali collettori e distributori di messaggi da e per il capo latitante – un punto di riferimento della riservata catena di comunicazione epistolare attraverso cui Messina Denaro dirige l’intera associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.

Questo ha permesso ai Carabinieri di Trapani e della Squadra Mobile di Trapani, con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, un’ulteriore e recente progressione investigativa che, attraverso servizi tecnici e l’escussione di numerosi testimoni, ha individuato in Fogazza e Nicolosi – legati da uno stretto e documentato rapporto con Scimonelli – quali i presunti autori dell’omicidio Lombardo.
L’attento riascolto delle intercettazioni e la disamina del traffico cellulare dei protagonisti, ha consentito di affermare, che vi erano stati più momenti in cui Fogazza e Nicolosi avevano avuto la possibilità d’incontrare Lombardo il giorno del suo omicidio. Scimonelli è stato anche individuato dai militari sulla scena del crimine nelle fasi immediatamente antecedenti il delitto.  Le recenti dichiarazioni di alcuni testimoni hanno permesso poi di riscontare come Fogazza e Nicolosi avessero proprio la disponibilità di un’autovettura Volkswagen Polo, simile a quella videoripresa dai sistemi di videosorveglianza, e che i killers l’avessero sapientemente nascosta proprio alcuni giorni prima dell’omicidio.  Il gruppo d’investigatori dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, costituitosi allo scopo, ha, dunque, analizzato sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ogni dettaglio delle indagini esperite all’epoca dell’accadimento, ricostruendo nella sua interezza l’esecuzione dell’omicidio, la cui pianificazione è avvenuta sicuramente nel contesto mafioso riconducibile al mandamento di Castelvetrano.

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